di Ilaria Ulivelli
Campanelli d’allarme sono suonati un po’ da tutte le parti. Dopo il Covid il disagio psichico è aumentato in tutte le direzioni. Dai problemi più lievi a quelli più gravi, alla malattia mentale. Nel frattempo che cosa si è fatto? Poco. Quasi niente per aiutare le persone che ne soffrono e le loro famiglie. Troppo spesso abbandonate o inascolate.
Una bella legge, che istituisce lo psicologo di famiglia. Applicazione nel duemilaquando? Un contributo, il bonus psicologo, toccato a pochi. E per i casi più gravi? Il problema è che mancano le strutture per i ricoveri, e non solo nei casi d’emergenza. Ne ha parlato con enfasi anche il sindaco, Dario Nardella.
Il coefficiente parla chiaro: nell’area metropolitana fiorentina ci sono 5,2 posti letto per i casi acuti ogni 100mila abitanti, la soglia di necessità richiesta dalla Regione è di 6 posti letto. Per allinearsi, l’Asl Toscana centro amplierà i reparti psichiatrici a Torregalli con 7 posti letto in più, a Ponte a Niccheri saliranno da 16 a 23. Resta il fatto che l’azzeramento di posti letto nelle cliniche universitarie di psichiatria (ci sono due posti in day hospital per i disturbi alimentari) e tossicologia (due posti letto a medicina interna), a Careggi, ha causato una ripercussione sulle strutture territoriali. Nessuna nostalgia per i manicomi. Ma bisogna far fronte alle necessità.
"Il problema emergente riguarda la fascia d’età che va dai 15 ai 25 anni", spiega il direttore del dipartimento di Salute mentale e dipendenze dell’Asl Toscana centro, Marco Armellini. I problemi maggiori riguardano disturbi dell’umore, autolesionismo, aggressività contro gli altri e contro sé stessi, isolamento e suicidi. "Sono aumentati del 37% gli accessi al pronto soccorso, così come le richieste di visite e di ricovero", argomenta Armellini. Un aumento che gravita intorno al 40% anche per i disturbi alimentari.
Per dare un’idea del fenomeno in numeri assoluti, i ricoveri nei servizi pischiatrici di diagnosi e cura (Spdc) dell’area fiorentina sono diminuiti, passando dai 2.404 per 1.650 persone nel 2019 ai 2.111 per 1.867 persone nel 2022, mentre nei primi sette mesi di quest’anno sono stati 1.284. Gli accessi ai pronto soccorso degli ospedali dell’Asl (manca quindi Careggi) per motivi psichiatrici sono saliti, passando da 132 nel 2019 a 186 nel 2022; in forte crescita anche il numero dei pazienti in carico ai servizi di salute mentale: dai 13.565 del 2019 ai 15.763 del 2022. Con il personale che, anziché crescere, va assottigliandosi per via dei pensionamenti e dei non adeguati reintegri.
"Ma i posti letto nelle strutture per adulti non sono mai mancati – dice – Non siamo mai arrivati a raggiungere un tasso di occupazione del 100%. Non ci sono liste d’attesa. Semmai il problema riguarda i ricoveri per la fascia infanzia-adolescenza".
Non la pensano allo stesso modo i familiari dei pazienti, i lavoratori, i sindacati e le istituzioni.
A Firenze e nell’area fiorentina metropolitana sono 42 i posti letto negli ospedali Asl: 12 a Santa Maria Nuova; 10 a Torregall; 12 alle Oblate, 8 a Ponte a Niccheri. E e 23 sono le strutture residenziali e semiresidenziali attive tra Firenze e l’area metropolitana per un totale di 250 posti letto. Dieci sono i centri di salute mentale tra Firenze e area metropolitana (3 nella zona fiorentina nord ovest; 4 a Firenze centro; 3 nell’area fiorentina sud est) a cui corrispondono altrettanti centri diurni che rappresentano un’offerta ulteriore di riabilitazione.
"Sul fronte salute mentale c’è una grande sottovalutazione a livello nazionale: nonostante che nel periodo post Covid ci sia stato un aumento esponenziale di problematiche importanti, non c’è stato un conseguente investimento né sulle strutture né sulle figure professionali", denuncia l’assessora di al welfare di Palazzo Vecchio, Sara Funaro. "L’aumento di casi complessi da seguire manda in sofferenza il sistema – dice Funaro – Da amministratore sono convinta che la salute mentale sia il primo settore sul quale investire in quanto impatta in maniera più drammatica sulla vita dei cittadini".
Problemi che hanno ricadute sulle politiche sociali. "Anche tra i migranti accolti, minori non accompagnati, se si manifestano situazioni gravi di disagio che devono essere gestite nelle strutture sociali perché non c’è l’accompagnamento per vulnerabilità, tutto diventa più complesso". Anche tra i senza fissa dimora c’è una situazione analoga: Cresce il disagio psichico, che si accompagna alla marginalità. Con conseguenti maggiori difficoltà di gestione dei casi.