EMANUELE BALDI, ROSSELLA CONTE
Cronaca

Il falso souvenir, mercato da milioni di euro: dalla ceramica alla pelle, occhio al fake

L'allarme di Confcommercio a difesa dei veri produttori del made in Tuscany

Palazzo Vecchio

Firenze, 30 agosto 2019 - Ceramiche spacciate come fiorentine, cappelli di paglia, borse e calzature in pelle, prodotti in carta fiorentina, abbigliamento, ombrelli. Sono tra i souvenir più acquistati dai turisti che vogliono portare con sé il ricordo della loro vacanza fiorentina. «Peccato, che, spesso, quei prodotti non siano affatto made in Florence, ma neppure in Italy - denuncia il presidente della Confcommercio di Firenze Aldo Cursano -, basta un rapido cambio di etichetta e prodotti realizzati chissà dove diventano fiorentini, con grosso danno per la nostra tradizione, l’immagine della città e per l’economia». Tre anni fa il sindaco Dario Nardella tuonò contro «le cineserie e le cianfrusaglie». «Via dai banchi» disse perentorio. Qualcosa cambiò. Ma poco e per poco. Già perché chi vuol piazzare robaccia il verso di farlo lo ritrova. Per l’ufficio Studi della Confcommercio il fatturato stimato della contraffazione vale in provincia di Firenze 180 milioni di euro. Al primo posto si acquistano accessori, abbigliamento e calzature il cui valore sul mercato del falso è stimato in 60 milioni di euro. Circa il 61% dei consumatori toscani acquista consapevolmente prodotti contraffatti importati nel nostro Paese. In aumento perfino la spesa per prodotti potenzialmente dannosi per la salute e la sicurezza della persona, come profumi e cosmetici contraffatti, ma anche farmaci. Il mercato del falso causerebbe una perdita di almeno 2.600 unità di lavoro full time solo a livello provinciale, oltre a sottrarre introiti alle aziende, per un mancato gettito fiscale, tra imposte dirette e indirette di circa 130 milioni di euro nell’area fiorentina.

Insomma, sono passati trent’anni e lo squallore intuito dall’inventore della Teresina è in effetti dilagato sotto forma di grovigli di borse di pelle ‘made in boh’ sbatacchiate fuori dai negozi del Porcellino e di Santa Croce, di pile di cappelli di paglia stipati in piazza dell’Unità (un tempo li facevano a Signa, ora li spediscono dalla Cina e costano 7 euro, «ma va bene anche 5, dammi 4 vai!»), di grembiuli tricolore con al centro le parti intime del David (sempre lui, gliene fanno di tutte, c’è pure una maglietta dove gonfia una Big Babol) svenduti in San Lorenzo. Firenze è in una bolla di plastica anonima e non sa da che parte bucare per uscire, sa di panino unto masticato e rivenduto, è un corridoio di trolley per turisti a cui sembra «tipica» anche la Vespa tricolore con scritto sopra ‘Roma’.

«Queste organizzazioni - prosegue Cursano - che lucrano sulla contraffazione, sempre mantenendosi ai margini della legalità, hanno messo in piedi una rete distributiva e promozionale d’eccezione. I loro articoli si trovano in vendita nei punti strategici della città. Ovvio che il turista più ignaro cada nella loro rete. La leva del prezzo ha un impatto psicologico altissimo ma così è usata in maniera spregiudicata: non è pensabile che prodotti fatti con cura e sapienza artigianale e materiali di prima qualità possano essere venduti a così poco. Ci vorrebbe più educazione al consumo, per poter scegliere con consapevolezza. I consumatori nella lotta alla contraffazione sono un anello importantissimo della catena, direi forse il principale. Eppure ancora troppe persone, le statistiche ufficiali dell’Ocse dicono il 61%, non sono consapevoli del danno che creano».

«Noi non ci rassegniamo - conclude il direttore della Confcommercio Toscana Franco Marinoni - a un sistema in cui l’illegalità pare la normalità. È mortificante, chi rispetta le regole resta al palo mentre i disonesti prosperano. Gli strumenti per difendersi ci sono: il presidio delle forze dell’ordine, interventi di controllo, prevenzione e repressione».