Firenze, 3 agosto 2023 - Piazza Vittorio Veneto, ore 10 del mattino. Sulle sedute in pietra serena che si susseguono lungo il viale che costeggia la fermata Cascine, i pusher sono già tutti schierati e pronti ad affrontare un’altra giornata di ‘lavoro’. Se fosse un mercato, questo sarebbe un posto da pagare a peso d’oro: il cuore del parco attraversato ogni giorno da centinaia di amanti del jogging e da chi scende e sale alla fermata del tram. Se non vuoi cercare la droga, è qui che la droga trova te. E infatti dal tram appena arrivato da Scandicci scendono tre ragazzini, avranno sì e no una quindicina di anni: zaino sulle spalle, t-shirt, pantaloncini e infradito, attraversano il Giardino della Catena prima di dirigersi verso la piscina delle Pavoniere quando vengono placcati da un ragazzone di colore che, in un italiano quasi perfetto, chiede subito loro: "Di che avete bisogno? Coca, hashish, marijuana?". Il gruppetto si guarda negli occhi (come se l’uno cercasse l’approvazione dell’altro) per poi frugarsi nelle tasche. Riesce a mettere insieme 20 euro.
Lo spacciatore quindi si avvicina a una siepe e da lì estrae una pallina di carta argentata: dopo essersi guardato attorno, la consegna nelle mani del terzetto. "Oggi ci toccherà far digiuno, quelli erano i soldi del pranzo", scherza uno dei ragazzini. Poi via nel verde delle Cascine: presidiarlo è un rompicapo. Impossibile da recintare, anche avendo a disposizione una trincea umana. Il Comune sta tentando di blindare il polmone verde con telecamere, il piano interforze della Prefettura sta dando i primi frutti con sequestri e presenza costante delle divise. Ma fermare il fiume solo con le mani è difficilissimo.
E infatti, passano pochi minuti e la scena si ripete: ma questa volta ad avvicinarsi ai pusher – seduti sotto un albero del giardino – è un adulto che, senza andare troppo per il sottile, chiede della cocaina: "Per 70 euro me ne dai due dosi? Se è buona ne vengo a prendere altre" dice. "Visto che sei nuovo, ok. Ma questa è roba buona, costa 40 euro al pezzo". Questione di attimi, impercettibili. Tutto questo scambio avviene alla luce del sole, davanti a mamme, babbi o nonni che passeggiano con i bambini. È il volto oscuro del parco, non solo regno dei grandi concerti o boccata d’ossigeno la domenica. Chi bazzica qui ha imparato a farci i conti. E ad abbassare lo sguardo al momento giusto. "Meglio farsi i fatti propri, l’ultima volta che ho provato a intervenire, son stato rincorso, mi son dovuto rinchiudere nel bus" afferma uno degli autisti che, in attesa di tornare in servizio, è fermo in piazza Vittorio Veneto. "Qui dalla mattina alle 9 è così – gli fa eco un collega – li vedi arrivare a gruppi e a posizionarsi sempre nei soliti posti. Poi alle 13 si pranza: ci son due donne che arrivano con pentoloni, piatti e posate. Qui rischia di cambiare tutto per non cambiare nulla".