REDAZIONE FIRENZE

Sparatoria alle Cascine, sospeso il poliziotto arrestato. Curato in ospedale per una crisi

Firenze, le indagini sul grave episodio accaduto nel principale parco della città

L'ambulanza alle Cascine dopo la sparatoria (Fotocronache Germogli)

Firenze, 21 maggio 2022 - Sospeso dal questore l’assistente capo di polizia, 47 anni coinvolto giovedì mattina alle Cascine, fuori servizio, nell’aggressione a un sospetto pusher gambiano di 22 anni e sparatoria – due colpi – con la pistola Beretta calibro 9 d’ordinanza. La vicenda inquietante si ieri ’arricchita’ di un altro capitolo sconcertante.

L’agente e la sua compagna, agli arresti domiciliari (ma ’solo’ per aver resistito ai carabinieri durante una perquisizione al domicilio della coppia) si sono sentiti male: il 118 è dovuto intervenire nell’abitazione, in zona Rifredi-Ponte di Mezzo prima per soccorrere lei, 44 anni, poco dopo le 9.

Poi di nuovo, verso le 11, e la donna è stata trasportata in ospedale dove è stata sedata. Poco più tardi, terminato questo servizio si è presentata la necessità di soccorrere anche il poliziotto, alle 13,48. Più o meno per lo stesso tipo di crisi.

Oggi intanto l’agente dovrebbe comparire con la sua donna davanti al giudice per l’udienza di convalida dell’arresto. Il condizionale è d’obbligo considerato il doppio intervento sanitario di ieri. La coppia è ai domiciliari, arrestata a poche ore dallo sconcertante e in parte ancora oscuro episodio, perché non avrebbero, diciamo così, offerto collaborazione ai carabinieri che volevano perquisire la loro abitazione per recuperare la pistola d’ordinanza e di abiti del poliziotto, si da poterli comparare a livello balistico e con le dichiarazioni rese dal giovane africano al nucleo investigativo dell’Arma.

C’è un rapporto preesistente a giovedì tra i due, sembra chiaro; tra l’agente che ha impugnato la sua Beretta calibro 9 e ha esploso due colpi, volontariamente sembra (per quale motivo?) e il gambiano ferito lievemente ad una guancia con un coltello, prima che partissero i due colpi. Un rapporto da sviscerare bene: l’assistente capo è (era) in servizio in Questura soltanto da febbraio, proveniente dalla questura di Rimini, trasferito a Firenze per incompatibilità ambientale e l’avvio, quanto meno, di un procedimento interno. Che cosa è accaduto a Rimini di tanto serio da ritenere opportuno il suo trasferimento? Come è stato possibile che in tre mesi un agente senza compiti operativi (stava al Corpo di Guardia) abbia intrecciato un rapporto con un giovane già denunciato per spaccio di droga? E’ lo stupefacente il punto di contatto (e di non ritorno, si teme) tra la divisa e il pusher?

giovanni spano