Firenze, 8 gennaio 2025 – Claudia Maccarrone, 30 anni, dal 2021 a Firenze per fare la specializzazione in ostetricia e ginecologia a Careggi. Quanto è difficile la vita da specializzanda in città?
“Molto, ma il problema vero è che non siamo considerati dipendenti degli ospedali nei quali lavoriamo anche oltre 50 ore la settimana”.
Come siete considerati?
“Siamo borsisti e questo è davvero incredibile se pensiamo alle responsabilità che ci assumiamo, anche perché tutto quello che facciamo è un atto medico”.
Lei cosa fa a Careggi?
“Le guardie di giorno in sala parto e al pronto soccorso o in sala operatoria, la chirurgia ambulatoriale e le notti. Dovremmo fare 38 ore a settimana, ma io e tanti specializzandi superiamo le 50 ore settimanali. Lunedì prossimo ad esempio entrerò alle 20 per fare la notte ma non staccherò alle 8 della mattina. Sarò in ambulatorio fino alle 14. Altre volte mi è capitato di lavorare la mattina, fare qualche ora di riposo e poi tornare a fare la notte. In generale gli specializzandi non hanno diritto al giorno di riposo dopo lo smonto dalla notte”.
Scusi ma quanto guadagna?
“La borsa di studio è di 1650 euro netti senza tredicesima, ma in realtà assai meno”.
Perché?
“Perché bisogna togliere le tasse universitarie, 2816 euro l’anno, l’iscrizione all’Ordine dei medici di 180 euro e almeno 250 euro di assicurazione, che può salire fino 500 se si vuole lavorare come guardia medica al di fuori dell’ospedale per arrotondare. In più, oltre ai contributi Inps bassissimi della borsa di studio, dobbiamo aggiungere una quota annua di integrazione all’Enpam, la cassa previdenziale dei medici, che arriva a 700 euro per chi supera i 30 anni. Alla fine quindi ci sono 4mila euro di spese all’anno: tutto sommato lo stipendio netto reale è di circa 1300”.
E deve pagare un affitto?
“Sì, 700 euro al mese per un bilocale, almeno non lontano da Careggi. Mi considero fortunata ad averlo trovato. Fino a poco tempo fa ero sola, adesso vivo con il mio compagno”.
Quindi fino a poco tempo fa doveva pagare lei tutte le altre spese.
“Bollette, cibo, vita. Diciamo altri 300 euro al mese”.
E ce la faceva?
“No, infatti le tasse le pagano i miei genitori. A trent’anni ho bisogno di aiuto perché non siamo abbastanza considerati, non solo per lo stipendio”.
Ovvero?
“Non possiamo mangiare alla mensa ospedaliera perché siamo universitari, ma quella dell’università è impraticabile per la distanza, oltre che per il fatto di non potersi allontanare dal servizio che si sta svolgendo. Ferie inesistenti e dopo 40 giorni di malattia dobbiamo recuperare quelli persi. Il parcheggio ce l’abbiamo, ma a Careggi sono pochi per tutti...”.
Ha mai pensato di mollare?
“No, perché vedo la mia vita qui. Ho fatto un concorso per lavorare nella Usl Toscana centro e ormai io sono quasi alla fine del percorso, essendo arrivata al quinto anno. Ma diversi colleghi hanno cambiato lavoro o hanno cercato di avvicinarsi a casa, mentre alcuni cercano di integrare con le sostituzioni”.
Secondo lei come si potrebbe migliorare questa situazione?
“Deve cambiare l’inquadramento degli specializzandi, questo periodo di formazione deve essere considerato lavoro vero sotto tutti i punti di vista. Le sembra normale che lavorando anche 50 ore a settimana non possa permettermi di essere un nucleo familiare indipendente, e magari di chiedere un mutuo, perché non ho un vero stipendio?”.