In tempi di crisi economico sociale, sanitaria e dei rapporti affettivi, quando il futuro è incerto, coesistono come emozioni dominanti la paura e la speranza, entrambi passioni di attesa strettamente correlate. La speranza è quella positiva attesa che un desiderio o una aspettativa diventino realtà. Spesso è accompagnata dal timore per la mancata realizzazione del proprio obiettivo. Questa sensazione è tipica di chi progetta il futuro cercando la strada che conduce a una vita più felice di quella che sta vivendo nel presente.
Praticare la speranza non è un esercizio di razionalità. E’ vero che chi spera riesce a ridurre l’ansia del presente, a disegnare un futuro possibile ma incerto lasciando prevalere il desiderio vago e astratto con la conseguenza di ridursi ad un bersaglio duttile agli appetiti del potere sempre abilissimo ad insinuarsi nelle pieghe irrazionali della mentalità collettiva.
La speranza è anche un’arma capace di non farci arrendere e allora diventa una pulsione che mette in movimento pensieri e progetti e ci permette di vivere i mali del presente. In tal caso sperare è un modo di sognare e di esercitare la nostra volontà consapevole, di esprimere l’irriducibile aspirazione ad una vita migliore.
Purtroppo una diffusa tendenza guarda alla speranza come ad una attesa passiva o ad una ingannevole illusione. Le delusioni rendono particolarmente difficile sviluppare speranze capaci di proiettare verso nuovi orizzonti.
Così in genere ci si limita a coltivare attese di corto respiro e piccoli desideri quotidiani. In ogni caso, la speranza è quel moto di spirito che fa andare avanti nelle avversità e aiuta a vincere la paura di fallire.
L’amore è la più grande delle speranze. Speranza di essere felice, di poterti fidare di qualcuno… di poterti affidare a qualcuno, una condizione che stimola coraggio e resistenza e che sostiene il desiderio di mettersi continuamente in gioco per modificare lo stato di cose esistenti.