FIRENZE – Il procuratore di Firenze, Filippo Spiezia, ha denunciato il nostro giornale per diffamazione. Fortunatamente non sarà lui a dover stabilire se il suo fastidio integra un reato o - come noi riteniamo - si tratta di mera cronaca giornalistica, sempre che anche il diritto di critica sia ancora consentito dalla Costituzione. L’articolo contestato riporta uno dei passaggi della controversa nomina del magistrato all’apice dell’Ufficio: "Il vicepresidente del Csm, il ‘leghista’ Pinelli votò per Spiezia consegnandogli le chiavi dell’ottavo piano e da allora un bollino ‘politico’. Spiezia l’ha dovuto sopportare, volente o nolente". Come dire: gli è stato affibbiato e ci ha dovuto fare i conti.
Riassumiamo la vicenda del luglio 2023: su Spiezia si dovette andare al ‘ballottaggio’ perché alla prima votazione non riuscì a prevalere su Ettore Squillace Greco. Alla seconda i due candidati erano in parità: l’allora procuratore di Livorno incassò i voti di Md e Area, le correnti della magistratura a sinistra, di Unità per la Costituzione e dei consiglieri indicati da Pd e Cinquestelle, Spiezia quelle di Mi, dei laici di centrodestra e del renziano Ernesto Carbone.
Solo grazie all’inusuale voto del vicepresidente Pinelli, nominato in quota Lega (figura che per prassi si astiene), riuscì a prevalere. L’ex rappresentante di Eurojust, fino ad allora noto solo per un vecchio alterco con Ilda Bocassini, arrivò in un momento caldo per l’Ufficio fiorentino: le sentenze Open alle porte e le indagini sulle stragi che coinvolgevano Marcello Dell’Utri e, prima della sua morte, Silvio Berlusconi. La nomina sollevò un’aspra polemica in seno alla magistratura. Area dedicò un documento dal titolo: “Procuratore di Firenze, una scelta della politica”, Md scrisse: “… altrettante perplessità suscita poi la composizione della maggioranza che ha espresso il Procuratore della Repubblica, posto che essa fa intravedere una saldatura tra una precisa componente consiliare e la componente laica espressa da una matrice politica che ha esplicitamente rivendicato la necessità di una soluzione di continuità nell’azione della Procura della Repubblica di Firenze”. Tutti i giornali titolarono sottolineando la ‘scelta politica’ (“il capo dei pm di Firenze scelto da Renzi e dal centrodestra”, Corriere).
Ma non risulta a chi scrive che Spiezia abbia agito in via giudiziaria contro i colleghi di Area e Md. Quindi con quello stigma, a torto o a ragione, il procuratore ha dovuto fare i conti alla guida dell’Ufficio.
Da allora si è contraddistinto per indagini particolarmente lunghe e per un’ostentata stretta nei confronti della stampa arrivando a vietare agli organi di polizia di fornire informazioni ai giornalisti - e quindi alla collettività - in merito a qualsiasi fatto, financo a vicende di cronaca (si pensi alla morte per monossido di un’intera famiglia o a episodi di violenza in strada), che la procura sembrerebbe voler tenere riservati. Della serie: se non si raccontano non esistono. Nelle settimane scorse i familiari delle vittime di via Mariti hanno stigmatizzato il silenzio giudiziario dopo il crollo della trave che causò cinque morti, mentre della piccola Kata, a distanza di anni, non si conosce ancora alcun brandello di verità. Spiezia si è caratterizzato per una perquisizione a un collega di un’altra testata - provvedimento ritenuto nullo in Cassazione - ‘colpevole’ di aver svelato l’archiviazione di un procedimento, quello della giovane carabiniere suicida alla Scuola marescialli. Al Csm aveva chiesto l’apertura di una pratica a tutela per un articolo del Foglio da cui si era sentito ‘delegittimato’. Insomma, un’attenzione costante a quanto pubblicano i giornali. Nel frattempo però i magistrati Rosa Volpe e Alberto Liguori hanno avuto ragione del loro ricorso contro la nomina (Spiezia si è opposto) e quindi la guida dell’Ufficio è in bilico.
Ma l’attuale procuratore, ad appena un anno e mezzo dalla nomina, ha ritenuto di presentare domanda prima dei 4 anni canonici per tornare a Eurojust, ottenendo il sì del Csm. Può anche trattarsi di un tatticismo quello di tenere il piede in due staffe ma certo, andarsene dopo un anno e mezzo appena non sarebbe una bella pagina per la magistratura e per una procura che ha bisogno di stabilità. In una città - lo ricordiamo - alle prese da una parte con l’aumento della criminalità da strada che si sconfigge con un patto saldo magistratura-forze dell’ordine e dall’altra con processi delicati e conseguenti decisioni che hanno necessità dell’autorevolezza di un capo. Il gup deve ancora depositare le motivazioni dell’assoluzione Open e se la procura decidesse o meno di impugnare sarà un provvedimento accompagnato da polemiche inevitabili di cui si dovrà assumere la responsabilità un procuratore. Ma Spiezia potrebbe non esserci più. Prima di fare le valigie ha però deciso di denunciare un giornale che ha fatto semplicemente il proprio lavoro: informare i cittadini. Un atto, quello del magistrato, che appare come un tentativo di intimidire il collega autore dell’articolo e in generale tutti i giornalisti che fanno bene il proprio lavoro e che avrebbero pieno diritto alla critica.