
Eugenio Giani contro. Alessandro Tomasi resta ad oggi la sfida più probabile
"Io credo sarebbe vantaggioso per il centrosinistra indicare prima possibile il candidato governatore visto che la destra ancora non l’ha fatto". Nonostante l’eloquio sempre garbato e le movenze accorte nel perimetro lessicale della politica soppesata e mai strillata, Valdo Spini, per militanza tra i giganti della sinistra toscana, ha la perspicacia degli uomini di governo old style, quella di mirare un concetto e poi colpirlo al millimetro. Il centrodestra nel Granducato ha lo stomaco sottosopra e per Spini sarebbe cosa buona e giusta che la sinistra si desse una mossa.
Spini, il centrosinistra rischia di farsi male da solo?
"Beh, nonostante i sondaggi indichino un buon margine di vantaggio ritengo sia sempre sbagliato dormire sugli allori. Quindi se posso permettermi di dare un consiglio è quello di mettere in campo un nome al più presto".
Il leader di Avs, Nicola Fratoianni, invoca le primarie di coalizione. Che ne pensa?
"Beh, in genere con un presidente uscente non si usa farle".
Quindi è contrario?
"No, assolutamente. Credo sia giusto sempre dare la parola alla gente. Anzi condivido l’appello di Fratoianni quando dice che il dibattito non deve essere prigioniero degli apparati. Sa quale sarebbe la cosa peggiore?"
Mi dica.
"Se si decidesse di cambiare il nome del candidato e lo si facesse a un tavolino, tra i partiti. Senza consultarsi con gli elettori. Bisogna sempre dialogare con la società civile".
Giani lo ha fatto?
"Sì e sta continuando a farlo".
Dovesse fare un complimento e, insieme, un appunto al governatore?
"Domanda difficile. Beh, ripeto che il suo grande merito è quello di sapersi rapportare anche con le aree storicamente più emarginate del territorio toscano".
E l’appunto?
"Più che un appunto è un consiglio. In futuro dovrebbe cercare di mettere insieme più forze ed energie intellettuali del nostro territorio anche per sfruttare meglio i fondi dell’Europa. E poi la Toscana deve impegnarsi ancora di più per combattere la deindustralizzazione".
Non lo fa abbastanza?
"E’ una fase delicata. Penso ai casi della Gkn di Campi, della Beko a Siena, della crisi del settore moda che in Toscana occupa centomila persone. E’ ora di tornare a occuparsi seriamente di lavoro. Così come di sanità e di sicurezza. Perché, come scrissi in un commento proprio per La Nazione, la sicurezza è un tema di sinistra. Se un ricco subisce un furto è una cosa brutta ma ha la forza di rialzarsi. Il povero no".
Ricorda un po’ quello che dice Marco Rizzo: la sinistra ha sostituito i diritti civili con quelli sociali nella sua agenda.
"Beh, la questione esiste. Per fortuna non in Toscana, ma ad esempio nell’Italia del nord o negli Stati Uniti le forze di destra hanno fatto breccia nell’elettorato popolare mentre la sinistra è rimasta in auge in fasce più benestanti magari legate a ideali di fraternità e accoglienza".
Torniamo alle regionali. L’ipotesi di un campo largo, se non addirittura larghissimo con Italia Viva dentro, la convince?
"Beh a Genova è successo qualcosa di simile per le comunali. Quanto a Italia Viva, che dire? Forse se avesse evitato di candidare la vicepresidente della Regione contro Funaro alle comunali...".
Calenda dice che, se il candidato sarà Giani, dovrà ben guardarsi dai 5 Stelle e da Avs?
"Giani sa benissimo guardarsi intorno e trovare la sintesi. Magari Calenda dovrebbe pensare a lavorare per aumentare il suo consenso".
Non trova che Giani abbia paradossalmente più forza nella società civile che all’interno del Pd stesso dove è forte la corrente schleiniana?
"In parte è vero. Ma questo dipende dai partiti che non sono più vivaci e fiorenti come un tempo. Prima il partito era il filtro tra il governatore e la sua azione da una parte e la società dall’altra".
E oggi?
"Oggi vede più un cittadino arrabbiato bussare a un partito? È più facile che fondi un comitato".