STEFANO BROGIONI
Cronaca

Sport e quota 100. La Corte dei Conti stoppa le azioni Inps

Accolto il ricorso di un pensionato: "Sospendere il recupero"

FIRENZE

Una buona notizia per i tanti pensionati "quota 100" che si erano visti bloccare la pensione per una presunta incompatibilità con i contratti sportivi.

Ravvisando, nel ricorso presentato dagli avvocati Marco Checcucci e Ilaria Agati, il "fumus di fondatezza delle ragioni poste a sostegno della pretesa azionata e di un pregiudizio grave e irreparabile che il ricorrente potrebbe patire durante il tempo necessario a giungere da una decisione nel merito", la Corte dei Conti ha emesso un’ordinanza con cui intima all’Inps di "sospendere il procedimento di recupero" della presunto indebito pensionistico a un collaboratore di una società calcistica fiorentina.

Appuntamento al 20 maggio, quando il giudice Annalaura Leoni entrerà nel merito della questione che, da qualche mese, ha colto di sorpresa migliaia di sportivi e pensionati che per importi che non superano i 5mila euro all’anno impiegano il loro tempo nello sport. Si stima almeno un centinaio di posizioni a Firenze cui l’Inps ha alzato la paletta e imposto l’altolà. Sono persone che per poche centinaia di euro al mese, frutto della stipula del contratto di lavoro sportivo, dovrebbero rinunciare all’ambito traguardo della pensione “agevolata“ dalla quota 100. Mettendosi pure le mani in tasca: in alcuni casi l’ente, nell’inviare le contestazioni, ha chiesto il rimborso delle somme già erogate per la forbice di anni fino al raggiungimento del trattamento pensionistico ordinario. Una beffa capace di generare il caos e mettere a dura prova tante società. Oltre a causare dei veri e propri scompensi nella persona e nelle famiglie.

Questa paradossale situazioni si è creata con la recente riforma dello sport. Che se da un lato ha permesso di sanare e regolarizzare tanti rapporti, ha trasformato anche le piccole società amatoriali in una sorta di imprese costrette ad assoldare commercialisti o consulenti del lavoro per sbrigare tutto il fardello della burocrazia fiscale. Risultato: anche chi insegna per quattro ore al mese è considerato un lavoratore dipendente e deve essere registrato su un portale apposito collegato all’ufficio dell’agenzia delle entrate. Con un aggravio di tempo.

Queste figure vengono però considerate lavoratori, anche quando gli importi percepiti non sono certo stipendi ma rimborsi o poco più. E l’Inps vede in questa situazione un’incompatibilità.In un nostro precedente servizio, il commercialista e consulente del comitato toscano della Figc Francesco Sisani suggeriva una possibile soluzione: "Chiarire che l’attività per i co.co.co sportivi è possibile se al di sotto dei 5mila euro, come già avviene per le collaborazioni occasionali".

ste.bro.