di Stefano Brogioni
FIRENZE
"Lavoro da molti anni al Michelangiolo ma non voglio che esca il mio nome. Sabato mattina stavo entrando a scuola e ho visto quello che è successo".
E’ un insegnante, che chiede l’anonimato "perché il clima è molto politicizzato in quella scuola", a raccontare come si sarebbe accesa la miccia, tra rossi e neri. "C’era questo volantinaggio dei ragazzi della destra, sono usciti quelli dei Collettivi e hanno cominciato ad insultarli e strappare i volantini. Hanno tirato delle spinte e a quel punto quelli di Azione Studentesca hanno cominciato a picchiare. E sicuramente hanno esagerato".
Il prof ammette anche di non essere intervenuto, per gli stessi motivi per cui preferisce non palesarsi con nome e cognome: "Sto bene in quella scuola e vorrei continuare a lavorarci senza problemi", si giustifica ancora.
Intanto, non si fermano le indagini della digos, che stanno approfondendo anche il precedente del Pascoli, accaduto il 9 febbraio, alla vigilia delle manifestazioni delle Foibe. Non ci sarebbero immagini, di un episodio dai contorni molto nebulosi, e la denuncia tardiva dei fatti, tornati d’attualità soltanto dopo la violenza di via della Colonna, non aiuta.
Tornando a sabato, ci sono i fascicoli aperti presso le procure (ordinaria e dei minori) per l’ipotesi di violenza privata aggravata ("Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa", dice il codice). Non ci sono invece denunce da parte degli studenti (entrambi minori) coinvolti. I ragazzi sembrano intenzionati a non sporgerla (e per questo hanno incassato anche l’applauso della manifestazione di ieri), ma non sarebbero dello stesso avviso i genitori, che potrebbero farla anche per conto loro.
Il giorno dopo la manifestazione del Campo di Marte, c’è polemica per alcune “derive“ dei toni del corteo a cui hanno partecipato tremila persone, tra cui molti studenti. "Come gruppo Pd - dice il capogruppo a Palazzo Vecchio Nicola Armentano - non possiamo che dissociarci e stigmatizzare nettamente certi atteggiamenti, da cori a bandiere, perché non era questo e non doveva essere questo lo spirito e l’obiettivo della manifestazione. Da attacchi e strumentalizzazioni che nulla c’entravano prendiamo le distanze e non ci stiamo a vedere tirate in ballo in questi contesti anche pagine buie della nostra storia". Male, ad esempio, hanno fatto i cori sulle foibe, condannati anche da Barbara Felleca di Italia Viva.
"A seguito degli avvenimenti accaduti all’esterno del liceo Michelangelo, gli studenti dei collettivi di sinistra hanno organizzato una manifestazione antifascista - commenta Giampaolo Giannelli, coordinatore toscano Unione degli Istriani -. Peccato che la manifestazione, oltre a momenti di tensione culminati nel lancio di petardi contro la polizia, abbia visto sventolare le bandiere della ex Jugoslavia di Tito, il massacratore di migliaia di italiani. Peccato, soprattutto, che si siano ascoltati cori vergognosi inneggianti a Tito ed alle foibe, tutti documentati da video che circolano in rete".
Anche il sindacato di polizia Sap non ha digerito gli sberleffi e i lanci di qualche fumogeno e una bottiglia verso i reparti schierati in via Frusa, per impedire l’accesso a Casaggì. "Il nostro lavoro è prezioso e non può essere compromesso da azioni irresponsabili e violente da parte di pochi individui che, agendo al di fuori della legge, mettono a rischio la vita di chi lavora per il bene comune", dice il segretario Massimo Bartoccini.
Polemiche che Palagi e Bundu, consigliere di Sinistra progetto Comune a Palazzo Vecchio, respingono: "Di fronte a una manifestazione che si svolge senza nessun incidente, si prova a montare lo scandalo".