di Paola Fichera
Pace fatta fra Pd e Italia Viva. Almeno sull’emendamento al decreto legge ’Semplificazione’ che deve mettere in salvo il restyling dello stadio Franchi. Il nuovo ’sbloccastadi’ a prima firma Matteo Renzi (Iv) ha raccolto anche l’adesione di Caterina Biti (Pd) e a tardissima notte è stato votato. "Nell’interesse di Firenze – ha spiegato Biti – visto che l’ultima versione dell’emendamento a prima firma Renzi ha accolto tutti i contenuti della proposta Pd, ho sottoscritto il suo emendamento sugli stadi. Mi è sembrato giusto dare questa opportunità a chi è stato Sindaco e Presidente del Consiglio". E a seguire è arrivato anche il voto della Lega. Domani lo sbloccastadi sarà in aula.
In politichese un armistizio che chiude la polemica che Il Pd (lottiano) aveva scatenato contro Italia Viva nei giorni scorsi. Il sindaco Dario Nardella esulta, anche lui ha lavorato per ottenere la mediazione e ora spera nell’approvazione definitiva. Renzi incassa il risultato e commenta: "Con questo emendamento a mia prima firma il restyling degli stadi vincolati dalle soprintendenze, come quello di Firenze, sarà più veloce e meno burocratico. Bene che i colleghi del Pd e della Lega abbiano sottoscritto la nostra proposta". Ma si lascia sfuggire anche un "sono felice che adesso tutti giochino a intestarsi l’emendamento. Va bene così. L’importante è il risultato". Polemiche a parte quello che conta è il testo che, se sarà votato anche in aula al Senato e alla Camera consentirà il pieno restyling dello stadio libero dagli eccessivi vincoli della soprintendenza senza che nulla del suo valore artistico e storico vada perduto. E il testo riscritto sembra davvero parlare quel linguaggio ‘fast fast fast ’ che tanto piace al patron della Fiorentina Rocco Commisso.
I ‘commi’ magici da inserire nel decreto sono due. Il primo indica cosa è possibile fare "per rendere maggiormente efficienti gli impianti sportivi per competizioni agonistiche di livello professionistico" nonchè per "garantire l’adeguamento di tali impianti agli standard internazionali di sicurezza, salute e incolumità pubbliche". Chi intende realizzare gli interventi "può procedere in deroga alle dichiarazioni di interesse culturale o pubblico già adottate, nel rispetto dei soli specifici elementi strutturali, architettonici o visuali di cui sia strettamente necessaria a fini testimoniali la conservazione o la riproduzione anche in forme e dimensioni diverse da quella originaria". A individuare gli elementi sarà il Ministero dei Beni culturali, quindi la sovrintendenza, che indicherà "modalità e forme di conservazione, anche distaccata dal nuovo impianto sportivo, mediante interventi di ristrutturazione o sostituzione edilizia volti alla migliore fruibilità dell’impianto medesimo". Con specifici limiti di tempo per evitare le lungaggini ministeriali. "Il provvedimento deve essere adottato entro il termine di 90 giorni dalla richiesta del proprietario o del concessionario dell’impianto sportivo, prorogabile una sola volta di ulteriori 30 giorni per la richiesta di documenti che non siano già in possesso della sovrintendenza,". Nel caso in cui i tempi non fossero rispettati "il vincolo di tutela artistica, storica e culturale sull’impianto sportivo viene meno e cessano gli effetti delle dichiarazioni di interesse culturale già adottate".
Insomma nella ristrutturazione dell’impianto sportivo storico (stadio o altro) il Ministero dovrà tenere conto che "l’esigenza di preservare il valore testimoniale dell’impianto" è meno importante dell’"esigenza di garantire la funzionalità dell’impianto ai fini della sicurezza, della salute e della incolumità pubbliche, nonché dell’adeguamento agli standard internazionali e della sostenibilità economico – finanziaria dell’impianto".
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