NICOLA DI RENZONE
Cronaca

Stalle irregolari, maxi multa

Allevatore denunciato per irregolarità nella raccolta degli scarti produttivi

Migration

di Nicola Di Renzone

Una denuncia e 13mila euro di multa. E’ costato caro al titolare di un’azienda agricola, che si trova in località Pian Della Donna (a metà strada tra Scarperia e Sant’Agata), non aver messo in sicurezza il letame e i reflui del suo allevamento di bovini. Le irregolarità sono state scoperte dai Carabinieri Forestali di Borgo San Lorenzo, che intervenuti per una normale attività di controllo hanno constatato che la concimaia di raccolta e contenimento delle deiezioni e degli scarti (in gergo gli ‘effluenti’) era colma; con evidente tracimazione e dispersione al suolo del liquame.

Non solo, secondo i Forestali il liquame era anche accumulato in un bacino non impermeabilizzato, con conseguente infiltrazione nel terreno (e irregolarità simili anche presso un’altra stalla dello stesso allevamento).

E ancora, hanno riscontrato che non era stata effettuata la comunicazione prevista dalla legge, per indicare le modalità di utilizzazione degli scarti prodotti dall’allevamento. Insomma, un deposito del genere non poteva essere considerato normale "utilizzazione agronomica", perché non finalizzato al recupero delle sostanze nutritive ed ammendanti trasformandolo in concime.

Quindi gli scarti sono stati considerati rifiuti, e i militari hanno contestato la violazione del Testo unico ambientale e denunciare il titolare dell’azienda. Ma non era finita qui. Da successivi controlli, i Forestali hanno anche constatato un’altra irregolarità: le acque di lavaggio delle attrezzature per la mungitura e per lo stoccaggio del latte, infatti, erano disperse al suolo insieme ai reflui prodotti.

Anche questa una pratica non autorizzata che viola le norme che disciplinano gli scarichi delle acque reflue. Vista la mole e la quantità degli scarti (e del letame), che avevano ormai impregnato il terreno, non è stato possibile neanche applicare la procedura che consente l’estinzione del reato se vengono seguite delle prescrizioni per sanare la situazione. Secondo i Forestali, infatti, "la condotta illecita ha causato un pericolo concreto e attuale di danno alle risorse ambientali, i cui effetti non possono essere rimossi".