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Statuto L’isola (quasi) felice di Firenze Servizi e parchi, ma pochi parcheggi

Una zona elegante, perfettamente collegata al centro storico, che accoglie ora anche molti universitari. Tante aree verdi anche se per chi usa il mezzo privato i problemi non mancano. E lo spaccio preoccupa

È il più borghese dei rioni del Quartiere 5 e da quando è arrivata la linea T1 a fare da spina dorsale, ha pure un sapore mitteleuropeo. Merito anche delle tante piazze di ogni foggia: le più caratteristiche sono le due circolari – Leopoldo e Viessieux – ma anche il maestoso quadrato di piazza della Vittoria si fa riconoscere; ora riqualificato, seppure senza i cari vecchi pini, oggetto di grande battaglia, tra chi diceva che erano malati e chi invece, che erano sani come pesci. Acqua passata, quelli nuovi sono stati messi. E non scherzano neppure le ’triangolari’: sorprende piazza della Costituzione, a fermarsi a guardarla, già che la si attraversa sempre di fretta: un giardinetto, che però è baricentro della passeggiata alberata lungo il Mugnone, con il suo torrino che svetta e ci riporta al gusto ottocentesco della fondazione dello Statuto. Sono diversi gli edifici neomedioevali sul lungofiume, come la Villa Marcucci, in quella via XX Settembre che non lesina palazzi signorili e riserva perle nei rari esempi di liberty a Firenze, pur contaminato, al civico 42 e al 72, il villino Galeotti. La si percorre fino al Romito, primo nucleo del rione, spezzato dalla ferrovia e trafficato, eppure anche lui con la sua piazza Baldinucci appena restaurata e l’antica chiesa. Sembra impossibile, a vederlo oggi, tra sbuffi di treno e rombi di motore, che questo toponimo derivi un "romito", cioè un eremita, che era venuto qui a cercare solitudine, pace e silenzio, lontano dalla frenesia di Firenze. Quelle triangolari si diceva: c’è pure Giorgini da ricordare, piazza di una moderata movida, che nel recente passato ha smosso qualche maldipanci. E poi, oltre? Via Vittorio Emanuele, e il rione finisce di botto, così. La città si ferma, la pianura cede il passo alla collina che ha arginato l’ondata urbana. Tutto si fa subito verde, per le tante olivete che resistono preservando la memoria agricola di tempi antichi, ma anche per i parchi: lo Stibbert, l’enorme Villa Fabbriccotti, e di là dalla ferrovia, l’Orticoltura. Quindi un’Isola felice? Eh no. Problemi ce ne sono. L’assenza di parcheggio è il leit motiv di molte zone. E nello splendore, si nascondono coni d’ombra: "Molti negozi sono chiusi da anni. Scritte sui muri, sulla stazione Statuto risaltano ancora di più il degrado. Per non parlare poi dello spaccio. Non è più il quartiere signorile e curato di un tempo", racconta Serenella. Che paradosso: quella stazione fu fatta negli anni ‘80, affidandola all’architetto Toraldo di Francia, che con quel sottopasso ad archi emulava la magnificenza del Ponte Santa Trinita. Si voleva riscattare la scarpata ferroviaria dal senso di squallore e ora proprio quell’opera, si trova a essere la parte del degrado più contestato.

Carlo Casini