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Stermina la famiglia e si uccide: la tragedia di San Fele sconvolge Lastra a Signa

Vito Tronnolone, viveva con moglie e figli in provincia di Firenze da trent'anni. Erano in Lucania per una vacanza. La telefonata alle sorelle in Toscana: "Ho ammazzato tutti, ora mi ammazzo io". La nipote: "Siamo sotto choc". L'uomo aveva una pistola dal 2013 / LE FOTO / I DUE FIGLI: CHIARA E LUCA

Il luogo dove è avvenuto l'omicidio-suicidio. Nelle foto piccole: Chiara e Vito, i figli uccisi

Lastra a Signa, 9 agosto 2014 - Lastra a Signa sotto choc per la strage familiare di San Fele (Potenza) dove il 65enne Vito Tronnolone stamani ha ucciso moglie e due figli prima di suicidarsi: la famiglia lucana viveva in provincia di Firenze da oltre 30 anni e si trovava nel Potentino per le vacanze.Le vittime di Tronnolone, che era pensionato, sono la moglie, Maria Stella Puntillo, di 57 anni, e i due figli: Luca (32 anni), che era disabile, e Chiara, di 27. Per uccidere moglie e figli e suicidarsi Tronnolone ha usato una pistola calibro 38 regolarmente detenuta. Secondo le prime ipotesi investigative, l'uomo non sopportava più la situazione di disabilità del figlio.

Tronnolone, prima di togliersi la vita, ha telefonato alle sorelle, che abitano a Lastra a Signa dicendo:  ''Ho ammazzato tutti e ora mi ammazzo io''. E' uno dei particolari emersi nelle prime fasi delle indagini dei carabinieri sull'omicidio-suicidio. 

 

"SIAMO SOTTO CHOC" - "Siamo tutti sotto choc, che devo dire di piu'? Lasciateci in pace. Stiamo partendo, andiamo là - risponde la nipote di Vito Tronnolone - Quando ha telefonato qui non ho risposto io. Siamo talmente sotto choc che chiediamo solo di essere lasciati in pace".

Una pattuglia dei carabinieri si è recata questa mattina nell'abitazione al civico 15 in via delle Viola a Lastra a Signa dove viveva Vito Tronnolone. I militari sono usciti dopo alcune ore portando via un personal computer. Questa mattina, racconta un'amica di famiglia arrivata davanti all'abitazione, ho telefonato ad una delle nipoti di Vito e mi ha detto che "sono distrutti dal dolore, vogliamo essere lasciati in pace". Le sorelle di Tronnolone sono partite questa mattina per San Fele una volta informate della tragedia. Da anni gestiscono un negozio di parrucchiere a Lastra a Signa. "Era un uomo timido e riservato che non ha mai dato segni di squilibrio". Sconcerto anche tra i vicini di casa. Tronnolone viveva in una villetta schiera a due piani immersa nella campagna fiorentina. Davanti all'abitazione della famiglia, questa mattina, un capannello di vicini di casa che non riescono a credere a quanto accaduto.

"NON HA RETTO ALLA PRESSIONE" "Era un uomo mite che non ha retto la pressione di avere un figlio disabile - racconta una vicina di casa e amica di famiglia -. Non gli dava mai pace, la notte sentivamo le urla arrivare dalla casa". "Nonostante questo Vito non si lamentava mai, lo vedevamo sempre fuori al parco con il figlio Luca", racconta una delle amiche della figlia di Tronnolone, anche lei uccisa dal padre con il resto della famiglia che aveva raggiunto proprio ieri a San Fele. "Era un uomo davvero tranquillo - dice un'altra vicina - teneva dentro tutto il suo dolore, forse troppo e non ce l'ha fatta più".

"NESSUN SEGNALE ALLARMANTE" - Nessuno, tra parenti ed amici della famiglia, aveva notato "segnali" che potessero far intuire l'intenzione di compiere una strage in Vito Tronnolone. All'esterno dell'abitazione di campagna alcuni parenti, disperati per i quattro morti, raccontano pero' che negli ultimi giorni il capofamiglia "era piu' ansioso del solito, perche' era molto preoccupato per il suo stato di salute".  Tra le lacrime una sorella di Maria Stella Puntillo, moglie di Tronnolone, ricorda "quel povero innocente di Luca", il figlio disabile: "per noi era sempre un bambino, non riusciamo a capire che cosa sia successo". 

E poi quellle pagine facebook piene di normalità.  Vito Tronnolone aveva come immagine del suo profilo una foto del figlio Luca, che era affetto da ritardo mentale. Il ragazzo, che viveva insieme a tutta la famiglia a Lastra a Signa si trovava da alcune settimane in ferie con il padre nella casa estiva di San Fele. Qualche giorno fa la sorella Chiara aveva commentato una foto postata dal padre che raffigurava Luca mentre faceva colazione con alcune merendine: "Che son ste merendine? - chiedeva - Pane e marmellata...Luchino!!". E il padre rispondeva: "Bisognerebbe farglielo capire...ma non è facile!!". "E' bello averti qui con noi". Tronnolone, aveva accolto così, lo scorso 7 agosto, l'arrivo della ragazza nella casa di San Fele (in provincia di Potenza), dove la famiglia stava trascorrendo le vacanze. Una foto che la stessa Chiara aveva postato sul social network e che poche ore prima di essere uccisa, aveva definito "brutta".

Chiara amava stare a casa: "Ci sono le serate 'alternative' e le serata cosi', in cui tutto cio' di cui hai bisogno e' il calore di una casa, delle persone che ti amano e ti ameranno...qualunque strada tu prenda, qualunque scelta tu faccia...". Scriveva cosi' il 12 luglio scorso sul suo profilo facebook. Il messaggio è accompagnato dalla sua foto e da quelle dei familiari. Solo mercoledi' scorso, Chiara dall'autostrada aveva invece scritto " Ovvia si cambia aria!!! Bye bye Firenze!! Era contenta di partire per la Basilicata Chiara anche perche' la sua "casina estiva", come chiamava quella a San Fele dove oggi e' avvenuta la strage, era stata da poco rimodernata, almeno nel mobilio. Appena arrivata in Basilicata giovedi' scorso la ragazza, infatti, aveva postato una sua foto seduta nel soggiorno della casa.

L'IPOTESI PREMEDITAZIONE - Vito Tronnolone deteneva un regolare porto d'armi da molti anni per un fucile. Ma l'autorizzazione per utilizzare la pistola con cui ha sparato questa mattina è stata chiesta soltanto nel 2013. Un fatto che induce i carabinieri che indagano sulla vicenda a pensare che il triplice omicidio con suicidio avvenuto stamani sia stato premeditato. Entrambe le licenze per arma da fuoco erano state richieste per uso sportivo.