Stop del governo alla cannabis light. Lo sfogo della start up fiorentina : "Impossibile fare impresa in Italia"

Stretta fatale alla filiera agroindustriale imposta dal ddl sicurezza approvato alla Camera dei Deputati. Il fondatore dell’azienda a Impruneta : "Il mercato è crollato. Costretti a interrompere la coltivazione". .

Stop del governo alla cannabis light. Lo sfogo della start up fiorentina : "Impossibile fare impresa in Italia"

La coltivazione di piante di canapa dell’azienda Erba del Chianti in zona Impruneta

di Francesco Ingardia

La filiera agroindustriale della canapa è stretta nella morsa del ddl sicurezza approvato dalla Camera nelle scorse ore. Una mazzata per i produttori di cannabis light lo stop alla "importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa, anche semilavorata, essiccata o triturata". Vittima del provvedimento, e prima ancora dei "preconcetti della politica, di destra e di sinistra, e dei governi", alle nostre latitudini, è l’azienda agricola Erba del Chianti, in zona Impruneta.

Leonardo Boni, nel 2018 ha fondato con suo cugino una start up a quale scopo?

"Polivalente, direi, per contagiare come lifestyle i risvolti applicativi della canapa, non solo nella coltivazione dei fiori, ma anche nella cosmesi, nell’alimentare. Fu una scommessa tentata dopo aver ereditato una fattoria di famiglia nel Chianti. Senz’ombra di dubbio persa, col senno di poi. Sono tornato al mio vecchio lavoro nel mondo dell’arredamento da un paio d’anni. Ce l’abbiamo messa tutta a stare sul mercato ma abbiamo fronteggiato ostacoli e difficoltà gigantesche".

Ovvero?

"Dopo il boom nel biennio 2018-20, con un fatturato pari a 200mila euro l’anno e 350 tabaccai che rivendevano i nostri fiori a bassissimo tasso di thc, e il picco col Covid dato che le persone stavano chiuse in casa, siamo affogati per colpa di un crollo verticale della domanda. La mancanza di inquadramento giuridico dei prodotti ci ha costretto a navigare per anni in una zona grigia quanto all’infiorescenza, esponendo il fianco a controlli (e sanzioni) discrezionali in base al soggetto che svolgeva l’ispezione. L’incertezza ha causato il crollo dei prezzi, e ci siamo ritrovati come tante altre aziende con stock di invenduto svalutato dell’80%".

Quindi che fa oggi l’azienda?

"Niente, è ferma: 7 dipendenti licenziati, 25/30 stagionali per la raccolta dei fiori non richiamati, più lo spettro della messa in stato di liquidazione. Rimane in piedi solo la parte di cosmetica in conto terzi. Un team scientifico supporta l’azienda con la ricerca, ma io mi sono sfilato due anni fa. Fare impresa in Italia in questo settore è impossibile".

Perché?

"Siamo troppo indietro rispetto agli altri paesi. Ci mancava solo il cbd riclassificato come stupefacente su impulso del ministero della Salute. Siamo vittime di un bagno di sangue per incompetenza dello Stato: ogni mese c’è da discutere i piani di rientro con l’Agenzia delle Entrate, a chi tocca dover pagare i fornitori. In tutto questo la politica che fa? Alimenta la percezione che tutto si riduca a fumarsi una canna, quando c’è un mercato sommerso del thc ricreativo stimato in 9 miliardi. Figurarsi l’eventuale iva. Il paradosso è che dai governi di destra la stretta te la puoi aspettare. Ma quando siamo andati a picco c’erano Conte e il Pd a Palazzo Chigi, non la Meloni. Perchè non ci hanno tutelato? Perché nel 2024 siamo ancora fermi alla demagogia del prodotto da sballo?".