COSIMO CECCUTI
Cronaca

Storia e latino. Recuperi importanti

Sono da accogliere con favore le aperture previste dalle nuove indicazioni nazionali diramate dal Ministero dell’istruzione per il primo ciclo...

Sono da accogliere con favore le aperture previste dalle nuove indicazioni nazionali diramate dal Ministero dell’istruzione per il primo ciclo scolastico, con un recupero della formazione umanistica accanto a una maggiore valorizzazione della creatività individuale e collettiva, con ulteriore spazio concesso alla musica e all’arte. Richiama l’attenzione il ritorno dell’insegnamento del latino, da tempo messo da parte, sia pure dalla seconda media e facoltativo: opportunità da non perdere, se si pensa che tanti medici e scienziati di successo muovono da una solida base umanistica. Due sono gli aspetti meritevoli a mio avviso di essere sottolineati: il recupero del valore della memoria, (quante poesie di Manzoni, Carducci e Pascoli eravamo costretti ad imparare per tenere esercitata la nostra mente), in un’epoca in cui qualcuno ritiene che le tecnologie possano sostituire in tutto e per tutto il proprio cervello. Ancora, il ritorno della storia, della conoscenza del passato per affrontare preparati presente e futuro. Decisione non più procrastinabile, se si valutano con attenzione i dati forniti dal Censis per i quali il 30,3% degli italiani (e ancor più grave il 55% dei giovani) non sa spiegare chi era Giuseppe Mazzini e il 35% pensa che l’Inno nazionale (chiamato fra l’altro Inno di Mameli) sia di Giuseppe Verdi. Fino dalle elementari dunque un approfondimento delle nostre radici con particolare attenzione alla civiltà greca e romana, al processo unitario risorgimentale, all’unione europea nel secondo dopoguerra. Finalmente il Risorgimento. Nessuna retorica, per carità, ma non è sensato che nell’ultimo anno di liceo i nostri ragazzi e ragazze studino la storia del ’900, quando l’anno primo si sono fermati all’epopea napoleonica. E l’Ottocento? Secolo fondamentale per conoscere l’Europa e il mondo di oggi, che tende sempre più (o dovrebbe tendere) al riconoscimento delle Nazioni prima ancora degli Stati, secondo la profetica intuizione propria di Mazzini. Il secolo delle nazionalità, dei grandi ideali. E non chiediamo agli studenti quante furono le battaglie dell’Isonzo: facciamoli piuttosto riflettere su come e perché siamo diventati centosessant’anni fa una nazione, pur con tanti squilibri ancora da risolvere.