Gabriele
Canè
Se non fossimo in Italia, e a Firenze, si potrebbe dire che il fanciullino è quasi nato. Parliamo del Franchi 2, del nuovo stadio a cui l’ok della Sovrintendenza speciale di Roma, spiana di fatto la strada. Come dicevamo, dalle nostre parti nulla è mai definitivo neppure il giorno dopo l’inaugurazione, perché può sempre arrivare un Tar a mettere uno stop. Oggi, però, pensiamo positivo, e diciamo che il cammino verso un restyling decoroso che non ne faccia un Frankestein, ma un Franchi più moderno, si è notevolmente accorciato. Bene. L’importante è che oltre alla pietra, si posi in fretta anche tutto l’edificio del nuovo Campo di Marte, lavoro complesso, pieno di insidie. Innanzitutto che si sgomberi definitivamente il campo dal "dettaglio" fino ad ora kafkianamente accantonato di chi giocherà nel rinnovato impianto. Sarà senza dubbio la Fiorentina, ma aspettiamo che lo si certifichi con timbri e cera lacca. Poi, come dicevamo, tutto il resto: spazi commerciali, tranvia, parcheggi, alberi. Il comitato di quartiere è molto preoccupato. E ha ragione Giovanni Morandi che a star dietro ai comitati non si finisce più. Vero. Infatti, sarebbe meglio stare davanti, cioè far precedere il confronto alle decisioni e non viceversa, come accade quasi sempre. Certo, un cantierone di questo tipo per qualche anno è come un terremoto del sesto grado. Inevitabile. I comitati, quindi, hanno qualche ragione. A Campo di Marte, ad esempio, il tram è un problema. A forza di prendere le misure al Franchi hanno dimenticato di misurare la larghezza delle strade: in Viale dei Mille e viale Duse, ad esempio, se si fa spazio alle rotaie, si chiude lo spazio ad ogni altra forma di vita: auto, commercio... Forse sarà bene rifare i calcoli. Intanto godiamoci la marcia di avvicinamento allo stadio.