LUIGI CAROPPO
Cronaca

Strage dei Georgofili, Firenze rialzò la testa con “La Nazione” a fianco

La prefazione del vicedirettore al libro della “Nazione” in occasione dei 30 anni dall’attentato

Firenze, trent'anni fa la stage dei Georgofili (New Press Photo)

Firenze, 27 maggio 2023 – Angela Fiume e Fabrizio Nencioni sarebbero sessantenni, nonni col sorriso, Nadia avrebbe 39 anni, la sorella Caterina 30 anni e 50 giorni, Dario Capolicchio, architetto cinquantenne, avrebbe attinto sempre ispirazione dalla finestra della casa in cui viveva da studente affacciata sulla Grande Bellezza fiorentina. Tutti e cinque non ci sono più da trent'anni. La famiglia Nencioni, che viveva nella Torre dei Pulci sbriciolata dall'autobomba, e il ragazzo venuto da Sarzana per studiare all'Università, fanno parte della nostra vita. Il ricordo di loro e quello della Firenze ferita e nuovamente risorta, come nel 1966, non ci hanno mai mollato. Dalla notte del maggio del 1993 ad oggi e anche a domani. Sono rimasti con noi: memoria che riecheggia ogni anno col suono della Martinella di Palazzo Vecchio. Siamo cresciuti con la strage dei Georgofili nel cuore. Come uomini e come giornalisti, come cittadini consapevoli che ognuno di noi può e deve contribuire ad un futuro migliore per i nostri figli, in nome dei valori democratici che la Mafia, quella notte di trent'anni fa, voleva calpestare. Non ci riuscì. E anche allora, come sarebbe anche oggi, Firenze seppe rialzare la testa. Con la città c'era il nostro giornale, La Nazione: fu punto di riferimento immediato, certezza e faro, abbraccio. La Nazione si caricò sulle spalle tutto il senso di responsabilità che quei giorni drammatici imponevano e rispose: "Presente". Un'edizione straordinaria che ha fatto storia, una mobilitazione collettiva emozionante e indelebile, una partecipazione enorme intrecciata alle sorti della comunità fiorentina: La Nazione, allora come nei giorni dell'Alluvione, dette ancora una volta il meglio. Intensa passione e grande professionalità. Riuscendo ad interpretare in maniera eccelsa la rappresentazione tragica di una città che si piega, ma non cede e riparte. Tutti insieme come la manifestazione dei centomila dimostrò a poche ore dall'esplosione. A dieci anni di distanza da quella notte i giornalisti de La Nazione raccolsero nel libro "Attentato a Firenze" alcune testimonianze particolarmente significative. Ne ripropongo piccoli estratti di tre di esse, di personaggi particolarmente significativi nelle giornate di resistenza e resurrezione di Firenze. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi scrisse: "La popolazione di Firenze e le Istituzioni, cittadine e nazionali, con il loro concreto operare seppero rafforzare la volontà e l'impegno degli italiani per costruire in pace e liberamente il proprio avvenire contrastando il disegno di chi voleva seminare sfiducia e disorientamento nel Paese". Il sindaco di Firenze, dal 1989 al 1995, Giorgio Morales sottolineò: "Io sono orgoglioso di essere stato il sindaco di Firenze. E chi non lo sarebbe? Ma soprattutto orgoglioso di esserlo stato in quel momento. La capacità di reazione dei fiorentini fu eccezionale. Come dopo l'alluvione del novembre 1966, certo più disastrosa, ma non più tragica". E l'allora presidente dell'Accademia dei Georgofili, colpita a morte, ma risorta con la città, Franco Scaramuzzi ricordò come monito: "Quando non potremo più raccontare quella esperienza vissuta, vorremmo che le nuove generazioni avessero tutti gli elementi necessari per trarne insegnamento. Questa è la profonda speranza che ci anima, pur consapevoli che l'esperienza dei padri, così come le vicende della storia, purtroppo non sempre riescono ad evitare il ripetersi di errori, anche tragici".