Firenze, 18 settembre 2024 – È in cella con un suo coetaneo, e in un istituto con altri venti detenuti. Ma non è mai stato così solo. Il 17enne che poco più di due settimane ha ucciso padre, madre e fratello di 12 anni a Paderno Dugnano, nel milanese, è stato trasferito dal carcere minorile Beccaria di Milano a quello di Firenze, in via Orti Oricellari. Sguardo fisso sulle punte delle scarpe, parla poco, e dal volto non traspare nessuna emozione: «Ha gli occhi di tutti addosso, ma non sembra rendersene conto». I compagni di cella sanno chi è e cosa ha fatto e, stando a quanto riportano operatori interni, lo ignorano. Ambientarsi non sarà facile, anche se a dividere la stanza con lui ci sono ragazzi che si sono macchiati dello stesso crimine: omicidio. «Se non conoscessimo la sua storia, al primo sguardo sembra un ragazzo normalissimo», spiegano ancora.
Per il momento l’amministrazione penitenziaria non ha previsto incontri con personale specializzato: la strategia in questa fase è quella di sottoporlo il meno possibile a colloqui. A breve sarà comunque affidato alla psichiatra del carcere, che avrà il complesso compito di scavare nella mente del giovane, rivivendo insieme a lui quei tragici momenti.
La notte tra il 31 agosto e il 1 settembre, il 17enne ha inferto 68 coltellate alle tre vittime. «Volevo proprio cancellare tutta la mia vita di prima», aveva messo a verbale, parlando di un suo «malessere» che durava da tempo, ma che si era acuito in estate, e dicendo di sentirsi «estraneo» rispetto al mondo. Il giovane aveva spiegato, però, che non ce l’aveva con la sua famiglia nello specifico e non aveva, dunque, fornito un movente preciso per la strage. Pochi giorni fa, il 17enne ha anche incontrato nel carcere minorile Beccaria i nonni. Nonni che da giorni avevano chiesto di vederlo perché, comunque, malgrado ciò che è successo e che resta senza una vera spiegazione, hanno deciso di non abbandonare il nipote e di «sostenerlo».
«Non lo abbandoneremo mai, gli staremo sempre vicino», la promessa del nonno. Mentre la difesa, con legale Amedeo Rizza, punta intanto su una consulenza psichiatrica affidata ad un esperto per una successiva richiesta di perizia, affinché venga accertato se al momento dei fatti il giovane avesse o meno un vizio di mente.
Per la difesa, inoltre, non può reggere nel procedimento l’aggravante della premeditazione, contestata, invece, dalla procuratrice facente funzione per i minori di Milano, Sabrina Ditaranto, e dalla pm Elisa Salatino nell’accusa di triplice omicidio. Aggravante riconosciuta dalla gip Laura Pietrasanta nella misura cautelare.