Firenze, 1 febbraio 2023 - E’ stata costruita una verità artificiale, per la strage di via D’Amelio in cui morì, nel 1992, il giudice Paolo Borsellino. Una verità rimasta in piedi per alcuni anni, fondata sulla “confessione“ di un piccolo balordo, Vincenzo Scarantino, sbugiardato poi dal pentimento di un vero mafioso, Gaspare Spatuzza.
Ma quel depistaggio, e più in generale la strategia stragista di cosa nostra che nel 1993 arriverà a colpire anche il cuore di Firenze si rivelarono un "pessimo affare", sia per la mafia, che per lo Stato.
"Un pessimo affare" è pure il titolo dell’ultimo libro di Giovanni Bianconi, firma del Corriere della Sera che quell’era l’ha vissuta tutta. Ieri l’autore ha presentato il suo volume alle Murate, assieme alla capocronista de La Nazione, Erika Pontini, alla docente di diritto processuale Paola Felicioni e al procuratore aggiunto Luca Tescaroli, titolare dell’inchiesta ancora aperta sulle stragi del 1993/94. La serata è stata aperta dall’avvocato Roberto D’Ippolito, di “Politica Ora!“ e da Mimma Dardano, dell’associazione “Il gomitolo perduto“. Il movente del depistaggio e la stagione delle stragi, hanno in comune una domanda senza risposta: perché ci sono stati gli insabbiamenti e perché, nel 1994, dopo la fine del governo Ciampi, quegli attentati, benché programmati, finirono. Interrogativi che lo stesso pm Tescaroli ha consegnato ai presenti. Ma il magistrato ha compiuto anche un’ampia riflessione su quella che fu la risposta alla stagione stragista. "Lo Stato ha individuato, arrestato e condannato 37 mafiosi coinvolti nella strage di Capaci, 34 per le stragi". Ha poi ricordato anche la strage ferroviaria di Natale del 1984, germinata dopo che il mafioso Pippo Calò, a partire dal 1982, aveva fatto i suoi primi investimenti dalle parti di Monte San Savino.
"Ancora oggi ci sono attentati seppur in tono minore nel cuore di Firenze: nel 2021, c’è stata l’esplosione ai danni di una pizzeria. E’ necessaria la consapevolenza che anche se Firenze non è Palermo o Reggio Calabria, anche qui bisogna fare i conti con la mafia. Quindi è importante discuterne e parlarne sia a scuola, che sui media, senza mai sottovalutare. Una cultura della legalità dovrebbe attraversare tutti gli ambienti".
ste.bro.