REDAZIONE FIRENZE

Stress e paura, sindrome post morbo

Insonnia, fobie, problemi mentali. L’esperta: "Aiuto fondamentale"

È stata definita ’Long Covid’ ed è la sindrome post coronavirus che colpisce chi è negativo ma accusa ancora sintomi e non si sente guarito. Una condizione non ancora riconosciuta a livello medico ma al centro di studi approfonditi da parte degli esperti. Durante i mesi più duri della pandemia la Regione aveva avviato, attraverso la protezione Civile e il sistema sanitario, un supporto psicologico per aiutare le persone in difficoltà. A distanza di mesi sono ancora tante le testimonianze di ex pazienti che continuano a subire le conseguenze dell’onda lunga della malattia.

I primi a evidenziare questi effetti traumatici sono stati proprio gli psicologi. "Durante i mesi più critici il supporto psicologico è stato fondamentale soprattutto per i familiari dei pazienti e per quei malati in completo isolamento" spiega Valentina Settimelli, psicologa che si occupa di malati oncologici al Santa Maria Nuova e al Santa Maria Annunziata ed è abituata ad aiutare pazienti particolarmente fragili. "Lo stress però è un disturbo che non si manifesta all’istante ma nel corso del tempo. Non a caso è nelle ultime settimane che sono aumentati i casi di ansia anche in quei pazienti che avevano contratto il virus in forma lieve. Molti lamentano stress, insonnia e anche casi di fobia da ospedale. Stiamo vivendo un trauma collettivo e ognuno di noi ha una risposta diversa a seconda delle proprie fragilità". La categoria più colpita a livello psicologico è quella del personale sanitario. "Chi ha vissuto in prima linea si è dovuto sobbarcare una mole di stress impensabile – continua l’esperta – Una collega infermiera mi raccontava che quando andava a fare la spesa e mostrava il tesserino per oltrepassare la fila, gli altri clienti si affrettavano ad allontanarsi. Ma per paura, non per farla passare. Dall’essere definiti eroi a diventare untori è un attimo". Ancora tanti operatori chiedono supporto psicologico. "Il benessere di chi sta in prima linea è fondamentale – riprende Settimelli – Molti sono traumatizzati e temono una vera seconda ondata che faticherebbero a reggere senza un supporto costante".

Durante l’emergenza le nuove tecnologie hanno avuto un ruolo centrale all’interno degli ospedali: erano l’unico mezzo per restare in contatto visivo con i propri cari. E anche nel post lockdown i social network possono avere un effetto terapeutico. Il gruppo Facebook ’Noi che abbiamo sconfitto il Covid’ è un esempio ’artigianale’ di terapia collettiva online. "Poter condividere la propria sofferenza con altre persone che hanno vissuto la stessa esperienza è positivo – osserva la psicologa fiorentina Ada Moscarella – I gruppi di sostegno servono proprio a questo, per non sentirsi soli. Il fatto che tutto si svolga online può forse amplificare il fattore ‘ipocondriaco’ di certe interazioni ma in una situazione come quella che stiamo vivendo i risultati immediati sono efficaci".

Alessandro Pistolesi