di Firenze, 4 marzo 2020 - E’ arrivato a Firenze nel mese di agosto per studiare Storia dell’arte alla California State University. E oggi dopo sette mesi ama così tanto la nostra città che ha deciso di non lasciarla. Nonostante il Dipartimento di Stato Usa abbia invitato ufficialmente gli americani a non viaggiare in Italia «se non strettamente necessario», con un livello 3 di allerta, come quello per la Corea del Sud.
«Nonostante mia madre da quando si è verificato il primo caso italiano quasi tutti i giorni mi chiede di tornare a casa» sorride Isaac Michael Ybarra, uno studente americano di 21 anni. Sette mesi fa ha lasciato la sua Los Angeles per atterrare a Firenze. «Una città così piena di storia, di energia, di persone provenienti da tutto il mondo. Amo Los Angeles ma amo anche Firenze per la sua enorme vitalità. Ho tanti amici, ho conosciuto tante persone. Non voglio che una paura ingiustificata mi porti lontano da tutto questo» apre le spalle. Isaac, nonostante l’allerta e l’invito ufficiale del Dipartimento di Stato Usa, ha deciso di rimanere. E la sua stessa Università, a differenza di tante altre, continuerà a garantire agli studenti la possibilità di proseguire i programmi di studio iniziati.
«Ci hanno lasciati liberi di scegliere – prosegue – ma anche qualora il livello di allerta salisse a 4 io rimarrei uguale. Mi sento tranquillo, non ho paura». Per lo studente americano, «è stato creato un sacco di allarmismo». Infatti, l’85 per cento degli studenti ha già lasciato o sta lasciando in queste ore Firenze per l’epidemia. Una decisione sofferta per gli oltre 5mila rampolli, sono circa 7mila in totale, che ogni anno sbarcano dagli Stati Uniti per motivi di studio.
«In realtà basta stare attenti. A scuola abbiamo avuto due incontri durante i quali ci hanno spiegato gli accorgimenti da prendere, come quello di lavare bene le mani, non toccarsi gli occhi, la bocca etc. E’ arrivata anche una mail del sindaco Dario Nardella in cui ci è stato spiegato che la situazione è sotto controllo» racconta Isaac mentre è con i suoi amici al Caffè letterario del Conventino, nel cuore dell’Oltrarno. Qualcuno legge, qualcuno studia. E c’è chi semplicemente chiacchiera. Proprio ieri, al Conventino Caffè Letterario, persone da tutto il mondo, tra cui tanti americani, si sono dati appuntamento per assistere a uno dei tanti incontri culturali. E’ come se la paura del coronavirus fosse rimasta fuori dalla casa degli artigiani, lontano dai pensieri di Isaac e di altri studenti americani che hanno deciso di non cedere alla psicosi e di non partire.
«Il mio corso terminerà a giugno e ho intenzione di finirlo – conclude -. La mia famiglia è molto preoccupata e mi sta chiedendo con insistenza di tornare, anche considerando quello che sta succedendo in California. Ma io gli continuo a ripetere che non c’è niente di pericoloso. E che qui la situazione è sotto controllo».