Firenze, 3 agosto 2022 - La leggerezza di una vacanza nel Chianti e la crudeltà di un rapporto sessuale strappato in un momento di scarsa lucidità, certificat o da un video girato con un telefonino da uno dei quattro partecipanti.
La procura di Firenze sta indagando su una presunta violenza sessuale di gruppo avvenuta nella notte tra venerdì e sabato scorso in un locale di Impruneta, sulle colline intorno al capoluogo. E’ qui che una donna di 35 anni, turista canadese, aveva passato la serata ed è sempre qui, quando tutti gli altri avventori non c’erano più, che la serata si sarebbe conclusa, secondo l’accusa, con un rapporto che lei non avrebbe voluto o al quale non era in grado di dire di no.
I quattro protagonisti, già interrogati dai carabinieri, si sono difesi parlando della disponibilità della donna. Che però aveva bevuto: e questo, in chiave processuale, può essere determinante, a sfavore dei presunti responsabili.
I militari della compagnia di Scandicci sono in piena attività. Ma gli elementi che hanno consegnato al magistrato titolare dell’indagine, il sostituto procuratore Beatrice Giunti, avrebbero permesso di fornire già un primo quadro dei fatti. Gli indagati, il titolare del ristorante, un dipendente, due clienti, tutti tra i 30 e i 40 anni, sono in questo momento a piede libero.
La ricostruzione . E’ venerdì, tipica serata estiva nel delizioso centro alle porte di Firenze. Tanti i turisti in piazza, a godersi il fresco e il buon cibo, mescolati alla gente del posto.
La turista canadese, abituata a viaggiare da sola, sceglie un ristorante per cenare. Mangia, si diverte. E beve. Fa amicizia con altri due avventori abituali del ristorante. Conosce il titolare del locale, chiacchiera anche con un cameriere. Ride e scherza. Il tutto è alleggerito dall’alcol. Troppo. Il gruppo si sposta in un punto più isolato.
La donna si concederebbe. O forse non è in grado di autodeterminarsi. Ci sarebbe un rapporto sessuale al quale partecipano, secondo la prima ipotesi investigativa, due dei presenti. Un altro guarda, un quarto registra con lo smartphone quella che, diranno poi, è una bravata.
Per la procura, è una violenza sessuale di gruppo, perpetrata "abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto".
Perché la donna, qualche ora dopo, si è presentata in un bar di Impruneta e ha chiesto aiuto. Immediatamente sono scattati i protocolli e in ospedale è stata sottoposta a tutte le analisi necessarie. Fornisce anche un racconto. Scattano le perquisizioni. I carabinieri sequestrano i telefonini. Il video sarebbe già stato condiviso e viene recuperato dagli inquirenti. I quattro diventano indagati, arrivano gli avvocati. Rilasciano dichiarazioni: sembrano inconsapevoli, riferisce una fonte investigativa, di rischiare fino a quattordici anni di carcere.