di Lisa Ciardi
Si immergeranno nell’Arno per dare la caccia alla statua perduta di Felice Cavallotti. Domani mattina una seconda giornata di ricerche sotto la passerella pedonale, che sorge proprio dove un tempo si trovava il ponte distrutto dai tedeschi il 4 agosto del 1944. Da qui, secondo le testimonianze storiche, venne gettata in acqua, intorno al 1926, la statua in marmo di Felice Carlo Emanuele Cavallotti (1842-1898), politico, poeta e giornalista italiano, fondatore, insieme ad Agostino Bertani, dell’Estrema sinistra storica.
Già ad aprile sul posto erano intervenuti i sommozzatori (foto) del gruppo Sub Prato, su richiesta del Comitato Signa Temporis che sta portando avanti le ricerche della statua. Domani sarà la volta di un team di sub di Talamone che arriverà con un robot Rov. Questo passerà a setaccio il fondale dell’Arno alla ricerca di tracce e indizi.
"Le ricerche – spiega Matteo Mannelli, presidente di Signa Temporis – si concentreranno in particolare sul cappello di Cavallotti, che riteniamo possa essere facilmente riconoscibile e individuabile. In più, il lavoro del robot permetterà di conoscere meglio tutto quello che è presente sott’acqua: dai piloni dell’attuale passerella a quelli del vecchio ponte abbattuto".
Se anche questa ricerca non dovesse dare esiti positivi, resterebbe comunque un’altra carta da giocare. "La passerella verrà probabilmente rifatta in futuro – continua Mannelli – visto che si trova in condizioni precarie. In quell’occasione, liberando dall’acqua le varie porzioni del letto del fiume per permettere i cantieri potremo vedere cosa c’è sotto".
Realizzato da Vittorio Pochini, scultore di Volterra, il monumento a Cavallotti fu collocato nel 1907 su un enorme basamento proprio nel centro della piazza della Costa che tuttora è dedicata a Cavallotti, ma che durante il fascismo dovette cambiare nome. La statua venne abbattuta su ordine di Carlo Sestini, al tempo commissario straordinario del fascismo delle Signe: caricata su un camion da una squadra e infine gettarla dal ponte, non è chiaro se ancora intera o già in pezzi dopo la prima caduta. Da allora se ne sono perse ufficialmente le tracce, ma secondo la tradizione orale e i racconti dei più anziani, per alcuni anni, nei momenti di maggiore siccità, la testa di Cavallotti sarebbe stata vista affiorare dall’acqua.