Suora e ostetrica: due vocazioni che parlano di vita in una regione del mondo senza pace. È la storia di suor Valentina Sala, 47 anni, originaria di Arcore, con una lunga permanenza dopo il noviziato nella parrocchia di San Martino a Mensola, piccola comunità incastonata ai margini del territorio comunale di Firenze, ma già diocesi di Fiesole, dove fin da subito si è occupata di pastorale giovanile. Dieci anni fa suor Valentina, che appartiene alle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione, ha portato la sua testimonianza e la sua capacità di ostetrica al Saint Joseph’s Hospital di Gerusalemme Est, unico ospedale cattolico nella parte araba della città. Una zona in cui le tensioni sociali, etniche e religiose si avvertono intensamente, soprattutto in questo periodo. Ma lo sguardo della giovane sorella che ha tanti amici anche qui, è sempre andato oltre. Arrivata nella Città Santa, ha pian piano attirato l’attenzione dei media la notizia, che in un ospedale cattolico, con dipendenti cristiani e musulmani, volessero andare a partorire anche coppie ebree, conquistate dall’approccio naturale al parto introdotto proprio da suor Valentina, in un sistema sanitario nel quale la maternità veniva considerata come una procedura quasi esclusivamente medica. Le iniziali resistenze e i timori di alcune ostetriche palestinesi - “Sono i nostri nemici, dobbiamo davvero occuparci dei loro bambini?” - con la presenza di suor Valentina si sono via via ridotte. Dall’altra parte le coppie ebree si sono sentite accolte senza alcuna discriminazione. Non era mai successo in Israele che dei bambini ebrei venissero al mondo in un ospedale considerato palestinese.
La situazione attuale ha rimesso in discussione tutto, ma ciò che si è seminato sul “terreno buono”, non si perderà: ora non vengono donne ebree, mentre arrivano coppie arabe che erano registrate in ospedali israeliani e non vogliono più andarci. Insomma, la tensione è tanta. Suor Valentina oggi segue altri “travagli”, come superiora provinciale delle comunità della sua Congregazione che si trovano in Israele Palestina e Giordania, custodendo la stessa fiducia che tensioni e violenze si possano superare cominciando dalla nascita, un bambino alla volta. Ospite della Fraternità di Romena ha detto: "Se si può mettere un po’ più di pace quando un bambino viene al mondo si aiuterà, forse, quel bambino e quella famiglia a essere una persona di pace".
Duccio Moschella