PAOLO CHIRICHIGNO
Cronaca

Sven Goran Eriksson. Il prof che lanciò Baggio: "Sono malato, morirò"

Il tecnico svedese per due stagioni alla Fiorentina alla fine degli anni Ottanta. In campo con Roby anche Borgonovo: la B2 che faceva gol e spettacolo.

Sven Goran Eriksson. Il prof che lanciò Baggio: "Sono malato, morirò"

Sven Goran Eriksson. Il prof che lanciò Baggio: "Sono malato, morirò"

FIRENZE

Lo chiamano il professore di Torsby, Svennis o Svengo, a seconda dell’umore del tifoso. Sven Goran Eriksson ha vissuto la Fiorentina per due campionati, dall’87 all’89. Tanti ricordi dolci per un periodo tutto sommato breve. Era la prima Fiorentina senza Antognoni in campo, dunque orfana della sua Luce. Il professore veniva da stagioni altalenanti alla Roma, ma qualche fiammella l’accese nel cuore dei tifosi viola. Di lui colpisce anche adesso la grande signorilità, il saper essere appropriato in tutte le circostanze.

Gli piacciono molto le donne, contraccambiato, tanto che la sua carriera sportiva, dopo Firenze, ha vissuto momenti misti al gossip. Di lui ricordiamo una buona Fiorentina, molto tecnica e poco affezionata al risultato. Ma divertente, ed è questo per cui era stato chiamato da Pier Cesare Baretti alla guida tecnica. La società viveva anni di grande incertezza, prima della cessione dei Pontello a Mario Cecchi Gori, nel 1990. Sven riuscì a ricreare un ambiente che in qualche modo poteva sognare. Anche perché il suo nome è legato alla nascita di un fiore bellissimo e delicato, Roberto Baggio. Al suo secondo anno in panchina Roby fece 16 gol in campionato, guidando una squadra che aveva Landucci in porta, Hysen, un libero tecnico e lento, più adatto al cinema che al calcio, il povero Cucchi che qui si rilanciò, Battistini, Mattei, il difensore-ala volante Di Chiara ma soprattutto Stefano Borgonovo, che in Baggio trovò un fratello di campo con cui divertirsi e fare gol. Senza dimenticare Ramon Diaz "tira la bomba, tira la bomba", come urlavano i tifosi.

Sì, torna la parola divertimento, una costante di quella squadra che finì settima la seconda stagione, ma portandosi dietro il sapore dolce della vittoria con l’Inter all’ultimo minuto, e anche un bel dispetto alla Juventus. Pensate, lo stadio Franchi era un cantiere aperto (argomento attuale...) per i mondiali di Italia ’90.

Ora che Eriksson ha svelato il suo male, con la solita dignità, lo stile asciutto da lord che meglio lo rappresenta, il tempo che passa si fa ancora più struggente. Traghettò la Fiorentina in un momento difficile, regalando calcio di buonissimo livello. D’altronde era lui che anni prima aveva sostituito il barone Liedholm alla Roma. Sempre di Svezia si tratta, sempre di nordici dal sangue caldo, quasi meridionali. Uno amante del vino, l’altro bon vivant a tutto tondo. Quando Eriksson sbarcò a Firenze era sposato con Ann-Christine Pettersson, che gli ha regalato due figli, Johan e Lina. Ann è sempre stato il grande amore della sua vita e con Firenze ha continuato ad avere un rapporto stretto nel corso degli anni.

Bravo, ma soprattutto affabile, Eriksson ha avuto il pregio di accompaganare i primi passi di Baggio in carriera: il professore di Torsby aveva trovato il suo allievo prediletto. Si capivano con un’occhiata, senza troppe parole. Il misterioso linguaggio del pallone li unirà per sempre.