In questi giorni ho letto alcuni interventi sulla legge urbanistica regionale: chi sostiene che è troppo rigida, chi al contrario ritiene che negli anni sia stata svuotata. Penso che sia una buona legge (anche se un po’ troppo rigida e con procedimenti eccessivamente lunghi) e che si abbia un Piano paesaggistico che ben tutela i nostri territori. Strumenti validi ma sui quali (soprattutto sulla legge) merita avviare una riflessione.
Una riflessione e un confronto che coinvolga la politica, i sindaci, le professioni, le università, le associazioni ambientaliste e tutti gli altri stakeholder regionali, con una premessa però: partiamo da dati condivisi, dalla pratica quotidiana, dalla situazione reale, e non solo per partito preso o per banali frasi fatte o idee maturate dietro una scrivania. Cerco di mettere in fila alcuni spunti di riflessione. Nella legge ci sono diversi principi validi che vanno confermati, ma abbiamo proceduralizzato troppo: 5 anni per arrivare in fondo alla pianificazione sono eccessivi, e questo non per cattiva volontà, bensì per i tanti passaggi burocratici.
Abbiamo coinvolto le Sovrintendenze, pensando che con l’adeguamento al Piano Paesaggistico si potessero semplificare alcuni passaggi, ma così non è stato e quindi anche per un intervento banale occorre il parere della Sovrintendenza. Molti comuni (Mugello, Garfagnana, Casentino) si sono messi insieme per fare un unico piano strutturale: è un bel passo in avanti per evitare doppioni e per fare una pianificazione di area (magari la facessero anche i comuni dell’area fiorentina) e sul quale dobbiamo andare avanti. Dobbiamo riflettere sul fatto che gli strumenti urbanistici e tutti gli studi debbano essere uguali sia per il grande Comune che per il piccolo; oppure che, con un Piano paesaggistico molto articolato, possa essere sufficiente un solo strumento urbanistico. Grazie alla lungimiranza delle amministrazioni locali e regionali, siamo stati capaci di tenere insieme sviluppo e tutela del territorio e del paesaggio; lo dico girando e vedendo i nostri borghi, i nostri boschi, le nostre colture. Dobbiamo continuare a farlo, per la Toscana e per far vivere i nostri territori.
* Direttore di Anci Toscana