Gabriele Canè
Cronaca
Editoriale

Tangenziale, un vuoto da colmare

Le hanno chiamate e le chiamano in tutti i i modi: tangenziali, assi attrezzati, circonvallazioni, raccordi anulari. Ma qui, a Firenze, il problema non si è posto, perché per dare il nome a una cosa bisogna che questa esista. E qui, a Firenze, un percorso stradale che aggiri la città, che consenta di non attraversare il centro abitato, come succede anche a Vaglia o a Poggibonsi, non esiste. Certo, c’è l’autostrada, ma è un’altra cosa, serve (servirebbe) ad altro. Ad esempio a gran parte del traffico che dal nord dell’Italia va a sud e viceversa. Dettagli. Si dirà: come mai questo risveglio improvviso su un problema che esiste da sempre? Appunto, perché da sempre c’è un problema che non è risolto. E non lo è perché una sorta di assuefazione all’esistente, o meglio al non esistente, lo ha ridotto a un nodo secondario, marginale. Anche in questa campagna elettorale, l’impressione è che non sia all’attenzione come dovrebbe essere, e che nei programmi (se sbagliamo corigeteci) ce ne sia poca o scarsa traccia. Intendiamoci: un’opera di questo tipo non può essere certo in quota al solo comune di Firenze. Riguarda più enti e istituzioni in un’area vasta, metropolitana e oltre. In più, è evidente che vi sono altre priorità: la sicurezza, la casa, il traffico. Ma se oggi siamo a lamentare l’ingorgo da cantieri, beh, forse non sarebbe male tornare a ragionare di un’infrastruttura sempre più necessaria, ammesso che possa essere ancora sufficiente. Ragionare significa prima di tutto prendere atto di un’esigenza a cui non è stata data risposta, quindi, passare a una fase operativa. Parliamo, insomma, di qualcosa che riguarda le generazioni future dati i tempi delle opere pubbliche in Italia, come l’eterno ampliamento della A1 verso Barberino. Significa, in pratica, fare politica, cioè guardare avanti. Per costruire, in questo caso, un nastro d’asfalto. Comunque lo si voglia chiamare.