Guelfi
Di questo 2025 appena nato restano tondi tondi 360 giorni. I primi cinque ce li siamo giocati. Due sono le cose di cui oggi mi piace parlare: l’ultima del 2024 e la prima del 2025. L’ultima ormai trascorsa è il puntuale discorso del presidente Sergio Mattarella. La prima di quest’anno è l’abbandono della nostra compagnia di Carlo Chiappelli, un amico caro di cui conservo un sorriso e una complicità rari, contagiosi, preziosi per quei pomeriggi uggiosi che non finiscono mai. Il presidente ne ha dette tante e tutti hanno annuito. Fin qui niente di nuovo. Eppure c’è stato qualcosa in più a sottolineare la gravità del momento, l’urgenza dei provvedimenti da prendere, il richiamo a valori irrinunciabili. Tutto chiaro, semplice, diretto. Il presidente ci è venuto a trovare uscendo dai sui autorevoli arredi e lasciandosi come sorprendere per strada, in una stanza disadorna - una bella stella di Natale, un albero con appese le pagine della Costituzione, le bandiere - con uno sfondo che retroilluminava la scena: la Madonna della seggiola dipinta da Raffaello Sanzio. La luce c’è. È un invito: siamo noi la speranza. O noi o nulla. Torniamo alla prima di quest’anno, all’ultimo viaggio intrapreso il primo gennaio da Carlo. Gran viaggiatore in vita. È morto il giorno che è nato.
Ha chiuso il cerchio: preciso, puntuale come Konstandinos Kavafis (1863- 1933) che morì in aprile lo stesso giorno in cui era nato. Tra l’altro aveva lasciato scritto: "Perché è già notte e i barbari non vengono… dopo tutto quella gente era la soluzione". Carlo era andato a cercarli, li aveva visti e fotografati. Ce li aveva mostrati e ora è andato a sedere con loro fumando una Marlboro. Salute a tutti.