Tar, conto alla rovescia. Coopculture garantisce: "Stessi contratti e stipendi"

Il 20 novembre il tribunale esaminerà i reclami contro l’aggiudicataria della concessione per i servizi agli Uffizi. Quei patti in Regione usati come grimaldello .

Tar, conto alla rovescia. Coopculture garantisce: "Stessi contratti e stipendi"

Presidio di martedì in Piazza della Signoria dei dipendenti museali in sciopero

Tra tredici giorni esatti il Tar potrebbe mettere la parola fine all’annosa questione dei lavoratori che garantiscono i servizi (accoglienza, biglietteria e bookshop) per Uffizi - Direzione regionale musei Toscana e Opificio delle Pietre. Il tribunale è infatti chiamato a pronunciarsi sulla querelle in corso in merito alla gara da 121 milioni di euro per cinque anni, aggiudicata il 27 agosto scorso – ma non ancora assegnata – a Coopculture dopo il ventennale monopolio di Opera Laboratori Fiorentini, che vinse l’appalto per la concessione nel ’98 e, di proroga in proroga, ha gestito il servizio. Cosa succede però?

Succede che i lavoratori sono in stato di agitazione, con Cgil in testa, e martedì hanno incrociato le braccia preoccupati per il futuro cambio di gestore.

Ma andiamo con ordine.

Solo il 18 maggio del 2023 Uffizi (capofila come stazione appaltante) - Musei regionali e Opificio pubblicano il nuovo bando in base alla regole in quel momento previste nel Codice degli appalti che all’epoca prevedeva – chiarisce la stazione appaltante in una nota – la tipologia di contratto da imporre al concessionario. Il bando viene impugnato perché "non conforme alla legge": il Tar prima, il Consiglio di Stato poi (con sentenza depositata il 29 ottobre 2024) rigettano i ricorsi ritenendo inammissibili i primi sei motivi di doglianza mentre per il settimo stabiliscono che la censura è infondata. "Parte appellante alcuna seria critica ha mosso al ragionamento seguito dal primo giudice nel giungere alla statuizione di inammissibilità", "peraltro parte appellante non ha efficacemene argomentato sulla capacità delle prescrizioni impugnate di influire sulla sostenibilità economica dell’offerta".

Morale: il bando va bene.

La gara viene espletata: Opera partecipa ma arriva terza, seconda una società spagnola, prima come detto Coopculture. Ma la nuova società non può subentrare a causa di altri ricorsi che contestano stavolta la graduatoria: il Tar, in questo caso, concede la sospensiva e rinvia all’udienza del 20 novembre. Ma prima ancora che CoopCulture si sieda al tavolo della trattativa gli animi di sindacato e i lavoratori si scaldano. Chiedono la garanzia, da parte del subentrante concessionario, del riconoscimento dello stesso integrativo aziendale. "Abbiamo assicurato in maniera precisa anche il numero di persone che saranno assunte da noi – spiega a La Nazione Letizia Casuccio, direttore generale di Coopculture – ovvero 204 persone mentre la gara ne indicava 180, garantendo maggiore stabilità occupazionale e flessibilità. Quando ci sarà il cambio appalto garantiremo esattamente sia il contratto, sia l’integrativo, sia tutte le condizioni presenti nei singoli contratti dei lavoratori".

Pace fatta? No. Nelle more dello svolgimento della gara – ovvero il 30 agosto del 2023 – in Regione si era svolto un incontro tra Eike Schmidt, allora direttore degli Uffizi e Rup (attualmente è un esterno), le organizzazioni sindacali, il delegato alle crisi aziendali Valerio Fabiani e l’assessora al lavoro dell’epoca del Comune di Firenze Benedetta Albanese. Sul tavolo la ’promessa’ che "in riferimento al bando per la concessione delle attività per i servizi del polo museale fiorentino, l’Ente museale – è scritto nel verbale – si impegna, nel rispetto delle norme e regolamentazione vigenti in materia, a garantire soluzioni per il mantenimento della continuità contrattuale e retributiva ivi incluso quanto previsto dalla contrattazione integrativa, della correttezza dell’applicazione contrattuale, e dei livelli occupazionali del personale effettivamente impiegato nei musei e nei servizi".

Un patto al quale ne fa seguito uno analogo del 19 dicembre ’23 che qualcuno, off the record definisce ’politico’ messo per iscritto, su cui però pendono differenti interpretazioni. La prima dei musei – codice, anche penale alla mano perché modificare una gara, già di fatto vinta, espone a contestazioni di legge – si appella appunto alle normative vigenti. Uffizi, Musei toscani e Opificio, nessun potere hanno rispetto a un bando di gara che si è aggiudicato il vincitore, se non un’opera di moral suasion già svolta nei confronti del concessionario, perché i lavoratori abbiano le medesime condizioni. La seconda, opposta ed espansiva del sindacato. Pugni sul tavolo e scioperi che affondano le radici nel "mancato rispetto" del testo dei patti sottoscritti in Regione, con all’interno le "garanzie su mantenimento della continuità contrattuale e retributiva". Per le sigle (Cgil capofila) le "garanzie traballano" per il futuro. Il desiderata? "Buste paghe inalterate a seguito del cambio organizzativo". Sul punto, CoopCulture ha battuto un colpo, in attesa cheTar si pronunci nel merito.

Erika Pontini

Francesco Ingardia