REDAZIONE FIRENZE

Targetti Sankey: 50 esuberi e produzione trasferita, sindacati in allarme

La chiusura dello stabilimento di Firenze preoccupa i sindacati. Incontro negativo con la 3F Filippi, previsti scioperi.

La chiusura dello stabilimento di Firenze preoccupa i sindacati. Incontro negativo con la 3F Filippi, previsti scioperi.

La chiusura dello stabilimento di Firenze preoccupa i sindacati. Incontro negativo con la 3F Filippi, previsti scioperi.

Panettone amaro per i lavoratori della Targetti Sankey. Ieri, alla vigilia della chiusura dello stabilimento di via Pratese per le festività natalizie, si è svolto un incontro presso l’unità di crisi della Regione Toscana per discutere della complicata vertenza. Ma l’esito è stato negativo. A inizio novembre la 3F Filippi di Bologna, l’azienda di illuminotecnica che nel 2017 ha rilevato Targetti Sankey, aveva annunciato cinquanta esuberi sui 90 occupati a Firenze e la volontà di spostare la produzione sul sito di Nusco ad Avellino. Secondo la proprietà, a Firenze, sede storica, dovrebbero rimanere tutte le attività di indirizzo, sviluppo, controllo e gestione. Ma per come è strutturata l’azienda, la preoccupazione dei sindacati è che anche questi posti di lavoro possano diventare a rischio.

"Insieme ai lavoratori abbiamo proclamato subito una serie di scioperi e iniziative con l’obiettivo di fare riconsiderare la decisione e trovare soluzioni alternative alla chiusura della produzione di Firenze, fronteggiando la situazione economica in cui si trova l’azienda anche attraverso il ricorso ad ammortizzatori sociali" ricordano la Fim e la Fiom in una nota congiunta. "Nonostante gli sforzi delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni, ieri l’azienda non si è resa disponibile a rivedere la decisione, mettendo sul tavolo solo ipotesi finanziarie e nessun piano industriale che prevedesse la salvaguardia dei livelli occupazionali nel territorio" aggiungono i sindacati sottolineando che "rimediare a una situazione in parte provocata da scelte dirigenziali sbagliate, pensando di caricare tutto il peso sui lavoratori e sul loro futuro è inaccettabile e ogni trattativa diventa impossibile su queste basi". Quindi l’incontro di ieri si è concluso con la rottura del tavolo. Il 7 gennaio, alla ripresa produttiva "i lavoratori si ritroveranno in assemblea per discutere e condividere le prossime decisioni da prendere. Servirà una discussione complessiva in sede ministeriale, poiché l’azienda insiste su più territori, e alla presenza della proprietà che in questa fase non è stata presente ma si è sempre fatta rappresentare dai consulenti" concludono Fim e Fiom.

B.b.