La Regione Toscana e le istituzioni locali tendono la mano alla Targetti Sankey di Firenze per finalizzare un piano di rilancio, ma l’azienda al momento non lascia spiragli e conferma la vendita dello stabilimento e il taglio di oltre 50 unità sulle 90 al momento in organico. È questo l’esito (negativo) del primo tavolo di crisi che si è tenuto giovedì scorso in Regione, alla presenza anche della Metrocittà (rappresentata dalla sindaca di Scandicci Claudia Sereni), del Comune di Firenze (l’assessore allo sviluppo economico Jacopo Vicini), oltre che della società – la 3F Filippi di Bologna, azienda di illuminotecnica che nel 2017 ha rilevato il marchio fiorentino – dei sindacati e delle Rsu, per affrontare la crisi dell’azienda specializzata in apparecchi di illuminazione architettonica.
L’orientamento della proprietà non cambia: dismissione dell’attività a Firenze, col solo mantenimento della parte amministrativa in un luogo, peraltro, ancora da definire vista l’ipotesi di vendere la sede fiorentina. In sostanza, si apprende da una nota diramata dalla Fiom-Cgil, da parte della proprietà di Targetti Sankey non sarebbe emersa alcuna volontà di discutere un’alternativa rispetto al piano già presentato. "È inaccettabile che l’azienda da una parte parli di licenziamenti e dismissione, dall’altra ci dica che ha ordinativi fino ai prossimi mesi - punta il dito Stefano Angelini, segretario generale di Fiom per i territori di Firenze, Prato, Pistoia - come può non prendere in considerazione né la possibilità di ricorrere ad ammortizzatori sociali, né gli impegni istituzionali per un rilancio vero? Se l’intento è solo quello di dismettere e fare una speculazione del marchio e immobiliare, chiediamo all’azienda di mettere a disposizione l’attività per esplorare possibili investitori che credono ancora nella possibilità di sviluppo di Targetti nel mondo". Nella giornata di ieri i lavoratori si sono ritrovati in assemblea. "Nei giorni scorsi sono continuati gli scioperi a scacchiera – dice Fabio Ammavuta, delegato Fiom Firenze - adesso stiamo valutando altre iniziative di protesta da mettere in campo nei prossimi giorni. L’incontro in Regione non è ha portato i risultati sperati, auspico un cambio di registro da parte della proprietà per aprire un percorso condiviso". Stessa speranza da parte di Valerio Fabiani, consigliere per lavoro e crisi aziendali di Eugenio Giani: "Confidiamo si possa tornare al più presto al tavolo. All’azienda chiediamo un piano industriale senza licenziamenti, solo così si può parlare di vero rilancio".
Barbara Berti