Tari, ma quanto mi costi?. Firenze seconda in Italia. Aumenta la differenziata. E nel 2024 nessun rincaro

Bollette a confronto in quattro città: Perugia la più cara, Bologna e Bari fanalini di coda. Numeri record per il riciclo, che passa dal 53,5% del 2021 al 55,7% dello scorso anno.

Tari, ma quanto mi costi?. Firenze seconda in Italia. Aumenta la differenziata. E nel 2024 nessun rincaro

Buoni i risultati in città sul conferimento e sul riciclo della spazzatura

di Antonio Passanese

FIRENZE

Non poteva essere diversamente: tra inflazione, guerre e i prezzi dell’energia che non sono ancora scesi ai livelli pre-pandemia, la Tassa comunale sui rifiuti (Tari), registra un aumento un po’ in tutta Italia, anche se qualche eccezione alla regola la troviamo. Secondo un passato studio della Uil, tra il 2018 e il 2023, in media, il costo della tassa è cresciuto del 7%. Ma a pesare non è solo la congiuntura sfavorevole: ancora una volta il problema si chiama evasione e inefficienza. Sono infatti troppi gli italiani che riescono a eludere la tassa, mentre, allo stesso tempo, la Tari aumenta là dove la raccolta dei rifiuti è meno efficiente e, dunque, più cara.

Eccone qualche esempio. In una ipotetica classifica – che, oltre a Firenze, comprende altre tre città con caratteristiche simili – la maglia nera se l’aggiudica sicuramente Perugia dove nel 2023 per un appartamento di 70 metri quadrati abitato da una coppia il balzello ammontava a 305 euro (207 euro per un singolo e 366 se invece si tratta di un nucleo familiare formato da quattro persone). Nel 2022, invece, era di 250,49. Al secondo posto troviamo Firenze dove, per la stessa tipologia di casa, nel 2022 la bolletta Tari era di 190 euro mentre lo scorso anno si è registrato un aumento di poco più di 20 euro arrivando a 214 euro. Ma facendo un raffronto con le tariffe del 2024 – che la maggior parte dei Comuni ancora non pubblicano – proprio nel capoluogo toscano si riscontra una sensibile diminuzione della Tari per quanto riguarda le famiglie numerose, mentre per singoli e coppie ci sarà un aumento di un paio di euro. Uno sforzo da parte di Alia, anche dovuto al momento congiunturale, che ha deciso di bloccare le tariffe nonostante, nell’aprile scorso, Palazzo Vecchio avesse annunciato un incremento sull’anno in corso del 3,2%.

Sempre sul podio, ma al terzo posto, c’è il capoluogo emiliano: a Bologna però, al contrario di altre città, il corrispettivo della Tari non si calcola in base ai componenti del nucleo familiare ma moltiplicando una tariffa unica per i metri quadrati dell’abitazione. E dunque, per un appartamento da 70 mq nel 2022 si pagavano 199,5 euro, l’anno scorso 190,4. E per il 2024 l’amministrazione guidata da Matteo Lepore, in accordo con la società che gestisce la raccolta e lo smaltimento dell’immondizia, ha deciso di mantenere invariata la bolletta a fronte di un miglioramento del servizio che comporterà per il Comune circa 8 milioni in più all’anno tra spazzino di quartiere, potenziamento lavaggio e spazzamento e raccolta carta e plastica in centro storico che ha sostituito il porta a porta. Si è evitato l’aumento grazie alle risorse provenienti quest’anno e negli anni passati dal recupero dell’evasione.

Anche Napoli, Modena e Parlermo non aumenteranno di un centesimo la tassa. Fanalino di coda è Bari. Nel 2023 la Tari ammontava a 137 euro – sempre prendendo ad esempio una coppia che vive in un’appartamento di 70 metri quadrati – ma per il 2024 si prevede un aumento del 13% che tradotto in denaro significa circa 50 euro in più rispetto al 2023: in questo modo l’Amiu (società che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento) spera di recuperare i 7 milioni di euro sborsati per l’aumento delle materie prime e dell’energia.

Tornando a Firenze bisogna registrare un dato non di poco conto. Nel capoluogo toscano i residenti si stanno abituando sempre di più a separare i rifiuti: nel 2023 ne hanno conferiti per il riciclo il 55,7%. In leggero aumento sull’anno precedente: dal report Alia 2022, su 224.362 tonnellate prodotte – ovvero 619 chili procapite – 124.218 , sono state differenziate, ovvero il 55,4%. Confrontando questa percentuale con gli anni precedenti il trend appare sempre più virtuoso, seppur il miglioramento sia lento: nel 2021 era del 53,5% e tornando ai primi dati disponibili del 2017, del 50,9%.