Erika Pontini
Cosa resta dopo la commozione collettiva, e oltre il dolore, per la vita spezzata di un ragazzo di 26 anni? Rimane il doveroso accertamento della verità e l’indignazione per un sistema di regole nei campi sportivi che fa acqua da tutte le parti e sul quale, come sempre in Italia, ci si interroga troppo tardi. Le storie sono tragicamente note e ogni volta vengono raccontate e mai risolte. Adesso che Mattia Giani non c’è più, e a Ponte a Egola si consuma lo strazio di una famiglia, perché sopravvivere a un figlio è una circostanza che non ha nemmeno un nome, ci si è accorti che imporre la presenza di un medico o di un’ambulanza in Eccellenza (nelle competizioni minori no), e in caso di violazione stabilire una modesta multa, come fosse un divieto di sosta, non serve a niente.