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Pierpaolo Capovilla e compagni di nuovo insieme
"Dopo più di 15 anni passati a suonare insieme, ognuno di noi ha avuto bisogno di tempo per esplorare nuovi percorsi, evolversi e ritrovare la propria identità musicale e personale. Siamo tornati con una nuova consapevolezza e una voglia rinnovata di condividere questa esperienza". A dieci anni dall’ultimo disco e tour è reunion per Il Teatro degli Orrori, che sarà in concerto, nell’ambito del ’Mai Dire Mai Tour’, questa sera (ore 21) al Teatro Cartiere Carrara di Firenze. Pierpaolo Capovilla alla voce, Gionata Mirai alla chitarra, Giulio ’Ragno’ Favero al basso e Francesco ’Franz’ Valente alla batteria tornano dal vivo un rock robusto e intelligente, che si alimenta di lucida passione. Con che spirito tornate dal vivo?
Valente: "Suonare di nuovo le nostre canzoni mi ha dato una bella botta di adrenalina. Il sound che ne deriva è sicuramente vivo ed energico. Il live lo faremo assieme al nostro pubblico. Non vediamo l’ora".
Che tipo di performance proporrete a Firenze?
Capovilla: "Sarà un concerto rock radicale, massimalista, senza compromessi".
Favero: "Ricalcherà la nostra storia, con episodi dai vari dischi e saremo in quattro a differenza degli ultimi tour".
Valente: "Ogni concerto sarà unico e irripetibile. Porteremo tutta l’intensità e la visceralità del nostro suono".
Per dare spazio al teatro delle emozioni?
Valente: "Creare emozioni nei nostri ascoltatori è sicuramente l’obiettivo principale".
Favero: "Facciamo del nostro meglio affinché questo accada. Quando succede ci gratifica".
Continuate a citare Majakovskij e Carmelo Bene?
Capovilla: "Majakovskij certamente. Carmelo Bene, per come la vedo io, è sempre presente quale fonte di ispirazione e alterità intellettuale".
Rock e impegno politico possono andare d’accordo?
Capovilla: "Lo devono fare. Senza impegno politico la canzone popolare serve a ben poco".
Vi piace creare musica per chi ha voglia di riflettere?
Favero: "Non abbiamo alternative: nessuno di noi è mai stato capace di esser leggero. Per fortuna, visti i tempi correnti. La nostra musica non è pensata per intrattenere in modo superficiale, ma per lasciare un segno, per arricchire chi l’ascolta di emozioni. Essere controcorrente è sempre stato naturale per noi, non per una questione di opposizione fine a se stessa, ma perché crediamo che l’arte debba scuotere, porre domande, lasciare qualcosa di profondo: il pensiero è una ricchezza, non un peso".