
Tecnologie e scuola del futuro. L’IA in aula. Rischi o benefici?
L’Intelligenza Artificiale è diventata ormai un argomento all’ordine del giorno. Il 13 marzo il Parlamento Europeo ha approvato l’IA Act, prima legge al mondo che regola l’uso delle Intelligenze Artificiali, cercando così di proteggere la privacy, i diritti fondamentali e la sicurezza delle persone. In Italia negli ultimi tempi si è parlato molto dell’uso positivo o negativo che se ne può fare a scuola. Ma cos’è l’IA? È una disciplina che studia come realizzare un sistema informatico in grado di simulare il pensiero umano, cioè capace di dare delle risposte simili a quelle di una persona. Alan Turing è considerato uno dei padri dell’informatica moderna, sulla base delle sue scoperte fu progettato negli anni Trenta Colossus, una macchina in grado di decriptare i messaggi nazisti. L’espressione Intelligenza Artificiale nacque solo nel 1955, da John McCarthy, per indicare una macchina capace di ragionare autonomamente. Nel 1996 per la prima volta, un calcolatore, Deep Blue, riuscì a battere il campione mondiale russo Kasparov in una partita a scacchi. Da quando negli anni Ottanta fu inventato un algoritmo in grado di apprendere e autocorreggere gli errori, i progressi furono moltissimi. Oggi L’IA sta diventando parte integrante del processo educativo ed è per questo che l’Unesco ha pubblicato nel 2023 una guida per il suo utilizzo nella scuola, in modo che venga usata per promuovere l’inclusione e non per sostituire gli apprendimenti tradizionali. I lati positivi, infatti, sono diversi: può essere uno strumento di autovalutazione, di aiuto all’inclusione, di tutoring; può servire per creare collegamenti tra varie discipline, mentre la robotica educativa può avvicinare alla fisica, alla matematica, in nuovo ambiente educativo stimolante, e a sviluppare strategie di problem solving.
Come per tutte le nuove tecnologie, ci sono anche dei contro: provocano distrazione, per esempio, o possono essere utilizzate per copiare durante compiti e verifiche. Inoltre, secondo alcuni studi, potrebbero portare a un calo dell’apprendimento. Di recente la Svezia ha limitato l’uso dei tablet nelle scuole proprio perché hanno notato una diminuzione nella capacità di lettura. L’IA, quindi, può spaventare ma se usata consapevolmente, in modo corretto ed equilibrato, e nel rispetto dei diritti e della privacy, può essere uno strumento per aiutare nello studio senza per questo abbandonare il caro libro e quaderno a cui siamo abituati.