MARCO
Cronaca

Tedeschi e italiani al ristorante. La calma, il coltello e poi il vin santo

Un pranzo sembra prendere un risvolto tragico. Alla fine, siedono tutti allo stesso tavolo col bicchiere in mano

Vichi

Era estate. Di ritorno da un viaggio di lavoro mi ero fermato a pranzo in Umbria, in un’antica trattoria rustica sperduta sulle colline, con varie stanze e terrazze.

Ero arrivato presto, e in quella saletta per il momento c’ero soltanto io. La cameriera era una signora di una certa età assai gentile, probabilmente la proprietaria. Era da sola, e si muoveva lentamente. Non avevo fretta, e mi misi a studiare il menu, che non

era troppo complicato.

Dopo poco era arrivata una famiglia di tedeschi, padre madre e due figli, tutti un po’ musoni, silenziosi.

Li sentivo borbottare i nomi dei piatti in italiano, con una certa dimestichezza. Chissà, magari abitavano nella zona, oppure venivano spesso in viaggio in Italia. Ordinarono subito dopo di me, parlando in italiano, anche se con un forte accento tedesco.

Mentre loro e io aspettavamo gli antipasti erano arrivati due italiani piuttosto anziani, e andarono a sedersi senza guardare nessuno. Dovevano avere più o meno ottant’anni, e all’apparenza sembravano anche un po’ acciaccati. Marito e moglie, oppure fratello e sorella, però musoni pure loro.

Insomma nella sala c’era un gran silenzio. Nel frattempo arrivarono altre persone, ma andarono a sedersi in altre stanze o all’aperto. In quella saletta c’erano solo i tedeschi, i due vecchi e io.

Dopo un po’ cominciammo tutti a mangiare, immersi in quel silenzio imbarazzante. Che io non facessi rumore era normale, visto che ero da solo. I due vecchi di tanto in tanto si guardavano e bisbigliavano qualcosa.

Anche la famiglia di tedeschi si scambiavano occhiate e mezze frasi a bassa voce. Si sentiva solo il rumore delle posate che toccavano i piatti. Una musica bassa avrebbe fatto comodo, devo dire. Quel silenzio era una cosa abbastanza strana, ma dopo un po’ mi abituai non ci feci più caso. Stavo mangiando bene, e anche il vino era buono.

A metà del pranzo il rumore era leggermente salito. I tedeschi avevano cominciato addirittura a sorridere scambiandosi frasi che dovevano essere divertenti…

Ma avevo notato che sentendoli parlare, il vecchio si era irrigidito. Si masticava le labbra e bofonchiava qualcosa. Sua moglie (o sua sorella) gli prendeva una mano come per calmarlo, ma lui subito si sganciava da lei e continuava a mordersi le labbra.

Sul tavolo dei tedeschi arrivarono i dolci, e anche il vin santo. Avevano già finito un paio di bottiglie, e probabilmente era per questo che adesso sembravano divertirsi un sacco. Facevano anche qualche risata, cosa che mezz’ora prima mi sarebbe sembrata impensabile.

A un certo punto il vecchio italiano afferrò un coltello e si avvicinò ai tedeschi… Non feci in tempo ad alzarmi che lui piantò con violenza il coltello sul legno del tavolo, con gli occhi infiammati di rabbia.

"Forse uno dei vostri padri ha ucciso i miei genitori" disse, con una voce terribile.

I tedeschi lo guardavano con aria preoccupata, anche un po’ impauriti. Poi il padre si alzò in piedi, con aria afflitta.

"Io dispiace… Io dispiace…" disse addolorato, con il suo italiano faticoso. Il vecchio continuava a guardarlo con odio, e con la mano cercava di staccare il coltello dal tavolo, senza riuscirci.

A quel punto mi alzai per andare in bagno, non volevo vedere il seguito. Sapevo che molti italiani, ancora dopo quasi ottant’anni dalla fine della guerra, avevano di quei pensieri.

In bagno mi lavai le mani a lungo, per far passare il tempo. Mi sciacquai il viso con l’acqua fredda, poi fece un sospiro e tornai di sotto, per finire il dolce e prendere un caffè.

Entrai nella saletta sperando che non fosse successo nulla di spiacevole…

Con mia grande sorpresa trovai i due vecchi seduti insieme ai tedeschi, bevevano insieme il vin santo, in silenzio.

Tutti e sei avevano le lacrime agli occhi e un leggero sorriso sulle labbra. Bevvi il caffè, andai a pagare e uscii dalla trattoria pensando che finalmente l’Italia aveva fatto pace con la Germania.