STEFANO BROGIONI
Cronaca

Terremoto in Regione, stop a Ledo Gori. E spunta il pranzo che imbarazza Rossi

Giani affida l’incarico di capo gabinetto all’ex dirigente di Palazzo Vecchio, Pantuliano. "Adesso lotta alle infiltrazioni" Nell’ottobre scorso, un incontro tra l’ex governatore e due imprenditori arrestati. La replica: "Chiesti contributi legittimamente"

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Firenze, 17 aprile 2021 - Il primo effetto ’politico’ del terremoto giudiziario che ha investito anche la Regione Toscana, ricade proprio su Ledo Gori. Il potente capo gabinetto, che ha accompagnato Enrico Rossi nei due mandati e che era stato confermato nel suo ruolo anche da Eugenio Giani, dopo l’avviso di garanzia dell’altro ieri viene messo in panchina. La decisione è dello stesso Giani, che ieri, commentando per la prima volta l’inchiesta choc della Dda di Firenze, ha annunciato di aver "disposto che le funzioni di Capo di Gabinetto, fino ad ora svolte da Ledo Gori, siano attribuite in via transitoria al Direttore Generale della Regione, Paolo Pantuliano". Pantuliano, ex dirigente del Comune di Firenze, è stato voluto in Regione proprio da Giani. Anzi, sembrava proprio lui il predestinato a ricoprire l’incarico che è stato invece riservato a Gori. "Non esprimo opinioni, o commenti su una vicenda seria e complessa, perché ho piena fiducia nella magistratura e nel lavoro delle forze dell’ordine, con la speranza che sia fatta chiarezza il prima possibile", ha detto ancora Giani. "Mi preme sottolineare - ha aggiunto infine il governatore - che valuteremo già nelle prossime ore tutti gli interventi opportuni affinché la Regione Toscana possa sviluppare, come ha sempre fatto, un’azione coerente e finalizzata ad evitare qualsivoglia pericolo di infiltrazione vista la capacità delle organizzazioni criminose di penetrare nei tessuti imprenditoriali anche nei nostri territori, che abbiamo il dovere di preservare". Dalle carte, però, traspare tutto il peso che i rappresentanti dei conciatori di Santa Croce sull’Arno erano capaci di esercitare fino al cuore delle decisioni in Palazzo Sacrati Strozzi. E’ proprio lì, nell’edificio che ospita l’ufficio del Presidente, che i carabinieri, hanno visto entrare, il 12 ottobre scorso, direttore ed ex direttore dell’Associazione Conciatori, in occasione di un pranzo con l’ex governatore Rossi e lo stesso Gori. In quell’occasione, Rossi, vicino a passare il testimone a Giani (oggi è assessore a Signa), secondo quanto captato dai carabinieri presenti all’incontro, chiede sostegno economico ai due rappresentanti delle concerie, Aldo Gliozzi e Piero Maccanti, per i suoi progetti di "andare in Europa". Del resto, come emerge da un’altra inchiesta che ha investito Rossi e che ha lambito Gori (quella sui finanziamenti alla campagna elettorale del 2015) le concerie avevano già fatto donazioni a "Eccoci", l’associazione del capo gabinetto a sostegno dell’azione politica di Rossi. E le concerie sono "state generose" - parole del sindaco di Santa Croce sull’Arno Giulia Deidda, intercettata - anche con Giani, come per altro emerge dalla documentazione depositata in Corte d’Appello e diffusa dal consigliere regionale Francesco Torselli. Ma dove finisce il "lobbismo" e cominciano le interferenze illecite? "Non sono indagato, il pranzo in questione si è svolto alla luce del giorno, quando non ero già più presidente e non vi erano restrizioni da lockdown - replica l’ex governatore Rossi. In quella circostanza ho esposto le mie intenzioni di voler avviare un impegno politico culturale e formativo (formazione, politica, una rivista, presentazioni di libri e incontri, una sede da allestire... ) dopo aver concluso una lunga esperienza di governo. Per questo ho chiesto legittimamente contributi per le varie attività connesse al mio impegno".