L’organettista diatonico Riccardo Tesi è uno dei musicisti più autorevoli della scena internazionale. L’indole di sperimentatore e la continua ricerca di rinnovamento, lo hanno portato a circondarsi di nuovi collaboratori, a impegnarsi in nuovi progetti e a misurarsi con nuovi interlocutori. E’ il caso della cantautrice genovese e chitarrista Giua, con cui martedì 28 alle 21,30 sarà in concerto al Brillante - Nuovo Teatro Lippi di Firenze. Il set si chiama Retablos, come l’album omonimo appena uscito per Orange Home Records e vede il duo fondere dinamicamente percorsi artistici, differenti, ma anche molto affini.
Riccardo come nasce questo duo?
"Con Giua ci conosciamo da tanti anni, abbiamo già lavorato insieme e due anni fa abbiamo debuttato dal vivo insieme in un festival in Perù. Un duo incentrato sulla canzone perché Giua è cantautrice, ma anche sulla musica strumentale perché lei è una brava chitarrista, allieva dello scomparso Armando Corsi, chitarrista di Fossati. C’è veramente un bel feeling fra noi".
Che sound proporrete?
"Un viaggio fra canzone, musica d’autore e spazio anche per un po’ di musica tradizionale".
Come mai il nome Retablos?
"I Retablos sono piccole scatole di legno portatili che anticamente contenevano figure di santi e che oggi in Perù sono una forma di arte nazionale. Per noi sono delle porte che si aprono per svelare, attraverso le canzoni, scene di vita quotidiana, una sorta di finestre sulla vita".
L’album è un po’ la fotografia del vostro concerto?
"Entrambi brillano di canzoni che abbiamo scritto insieme: io ho composto la musica e Giua il testo, poi ci sono alcuni brani su cui abbiamo lavorato in passato. C’è un omaggio a due grandi genovesi, come Fossati e De André e poi un po’ di temi strumentali miei".
Le piace suonare in duo?
"Lo faccio da trent’anni con piacere con Patrick Vaillant e anche questo nuovo duo con Giua funziona bene. Con il tempo mi sono accorto di prediligere l’essenzialità".
Fare musica la fa stare ancora bene?
"E’ un buon viatico contro lo stress della vita moderna. Anche la musica popolare, che non muore mai, ma cambia pelle, si reinventa per continuare a parlare delle cose universali, con modernità e intensità".
Giovanni Ballerini