
Parigi sotto attacco (Foto LaPresse)
Parigi, 14 novembre 2015 - Giacomo Rambaldi, odontoiatra fiorentino di 36 anni, vive a Parigi da diversi anni e abita a circa duecento metri dal ristorante Petit Cambodge e a circa cinquecento dalla sala concerti Bataclan - due dei luoghi presi di mira dai terroristi ieri sera - con la figlia di sette anni.
"A quell'ora mia figlia dormiva - ci racconta al telefono - e per fortuna non si è svegliata. Io non ero connesso a Internet, stavo facendo altro e ho ricevuto la telefonata di un amico che mi chiedeva se stavamo bene. Poi ho cominciato a sentire forti rumori, sirene, ambulanze, grande confusione. Fuori c'era una grande confusione. C'era anche molta tensione: a un certo punto in casa nostra è scoppiato uno dei grossi palloncini che avevamo preparato per il compleanno di mia figlia che è stato il 21 ottobre ma che volevamo festeggiare oggi, e i vicini hanno cominciato a urlare pensando si fosse trattato di uno sparo".
"Se ci sono persone che conosciamo tra i morti? Ancora non è stata diffusa la lista delle persone che hanno eprso la vita quindi non lo sappiamo. Ci siamo sentiti fra amici, per fortuna nella cerchia degli amici più cari ci siamo sentiti tutti. Mia sorella però ha perso un amico".
Sì perché a Parigi vive anche la sorella di Giacomo, Clara, che è architetto e ha 31 anni.
"Mia sorella si trovava di fronte a Bataclan - dice Giacomo - un luogo molto frequentato da giovani. Sono riuscito a sentirla per telefono ieri sera un attimo prima che le scaricasse il cellulare. Mi ha detto 'Sto correndo, non capisco cosa succede'. Poi è andata a dormire a casa di amici perché non riusciva a raggiungere la sua abitazione. Qui a Parigi c'è anche una nostra cugina, Caterina Gori. Ha 24 anni, è studentessa e vive qui da un mese. Sta bene".
E un'altra fiorentina che vive a Parigi, Anna Morettini, ieri sera si è fermata a casa di Giacomo ed è tornata nella sua abitazione questa mattina con un taxi in una Pargi deserta.
In città gli abitanti sono chiusi in casa. "Oggi non usciremo - ci dice Giacomo -. Abbiamo ovviamente annullato i festeggiamtni per mia figlia. Siamo qui chiusi in casa e non so se lunedì io riprenderò il mio lavoro all'ospedale Salpetriere e mia figlia la scuola in zona Place des Vosges".
"Abbiamo molta paura. Quelli che sono stati colpiti - sottolinea Giacomo Gori - sono luoghi che conosciamo molto bene e che frquentiamo. Le misure di sicurezza in città sono scarse; non ci sentivamo già più sicuri dopo i fatti di Charlie Hebdo. Ora dopo questi attentati sentiamo forte il desiderio di lasciare Parigi e di tornare a Firenze".