Lavoratori precari, stanchi, arrabbiati. Ma anche giovani studenti che arrancano per pagare l’affitto. Oppure trentenni che dopo una sfilza di contratti a chiamata ora non hanno più un lavoro. Sono oltre una trentina: impugnano megafoni e cartelli per protestare davanti a The Social Hub, il maxi albergo di viale Belfiore aperto ufficialmente ieri. Per loro è un simbolo del "proliferare a ritmo vertiginoso delle strutture ricettive", in un "boom che fa lievitare prezzi delle case e costo della vita, calpestando le necessità di residenti, lavoratori, studenti". Tra i tanti striscioni spicca "Meno student hotel, più alloggi popolari". Un altro cartello recita: "Per un mese al Social Hub non basta un mese di lavoro". E poi ancora: "Firenze non è Gardaland", "La città è di tutti, non lusso per pochi".
Non solo slogan da urlare nei megafoni ma anche riflessioni argomentate, storie di precari stufi di un sistema in cui "l’inflazione è galoppante, gli stipendi sono insufficienti e intanto il Comune si fa bello davanti all’ennesima speculazione edilizia", attacca Andrea Raspa, 30 anni, dell’associazione Workers In Florence che ieri ha organizzato il presidio in viale Belfiore insieme a ’Mi Riconosci? sezione Toscana’, Collettivo d’Ateneo, Studenti di Sinistra, Spartaco Firenze e Studenti autorganizzati fiorentini. Andrea ha lavorato per due anni in una pizzeria: "Ora sono in disoccupazione, nella ristorazione lo strumento più utilizzato è il lavoro a chiamata, in città i contratti hanno superato anche la deroga d’età. Di fatto è un lavoro part time e in grigio perché la metà delle ore non viene messa in busta paga".
I manifestanti rivendicano una città a misura di chi la vive, contro lo sfruttamento dei luoghi e delle persone: "Qui una stanza costa più di 1300 euro al mese, noi che studiamo e lavoriamo certe cifre non le vediamo nemmeno con il binocolo. Firenze si sta svendendo alla speculazione edilizia e alla turistificazione. Così perdiamo i nostri musei, le nostre piazze. Il sistema attuale erode il tessuto della città. Le Case del popolo chiudono, gli spazi sociali muoiono. E intanto vengono aperti studentati di lusso". Beatrice Naldi studia pedagogia, nel frattempo ha due lavori, di cui uno part time, che le consentono di mettere insieme 700 euro al mese: "Ci preoccupano i fondi destinati alle borse di studio. Nei prossimi anni rischiamo di trovarci con un alto numero di studenti idonei ma non beneficiari". Gli attivisti chiedono un modello di città più equo e sostenibile, che rispetti i bisogni di chi la abita, di chi qui lavora o studia: "Il problema si estende anche alla cultura, che sta diventando sempre più costosa e inaccessibile – rilancia Vittoria, attivista di ’Mi Riconosci’ –. La turistificazione porta al caro-affitti e a contratti non attinenti al nostro settore. Siamo persone iper formate con titoli post laurea e pubblicazioni, eppure siamo pagati come chi fa le pulizie o sorveglia i musei. Con una formula per cui ci sentiamo sotto ricatto".
Ai manifestanti The Social Hub risponde con una nota: "Insieme ai nostri 60 nuovi dipendenti a Firenze abbiamo celebrato un’importante apertura per la città, una struttura aperta ai cittadini, ai viaggiatori, agli studenti, ai lavoratori. Siamo a conoscenza dell’attuale crisi abitativa, che sta colpendo anche Firenze, ma crediamo che la risposta non possa e debba arrivare dagli operatori privati – la posizione di Tsh –. Nonostante ciò, i nostri hub vogliono creare spazi di integrazione, attraverso cui valorizzare il territorio e restituire agli abitanti e alle realtà imprenditoriali locali gli strumenti per crescere in maniera sostenibile".
Alessandro Pistolesi