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Tirò uno scappellotto all’allievo Prof condannato per percosse Risarcimento donato alla scuola

A carico del docente, trecento euro di multa più 1000 che i genitori hanno devoluto all’Alberghiero. L’insegnante è stato però assolto dall’accusa più grave, quella di abuso dei mezzi di correzione. .

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Uno scappellotto del prof ad uno suo alunno, durante l’orario di lezione, non è stato ritenuto un abuso dei mezzi di correzione. Ma comunque un reato, quello di percosse, riqualificazione effettuata dal tribunale dell’ipotesi originaria di lesioni. Per questa condotta, un insegnante dell’istituto alberghiero “Saffi“ di Firenze, giovedì è stato condannato dal giudice del tribunale di Firenze, Rosa Valotta, ad una multa di 300 euro, oltre che al risarcimento della parte lesa. La famiglia dello studente, rappresentata dall’avvocato Nicola Zanobini, aveva espressamente precisato in aula che il ristoro fosse girato alla scuola. E così sarà. La preside, Francesca Lascialfari, non si era infatti girata dall’altra parte davanti al “fattaccio“ e prima che si mettessero in moto i meccanismi della giustizia, aveva preso i provvedimenti di sua competenza nei confronti del docente, V.S., 63 anni, non più all’alberghiero dopo quell’episodio.

Era il gennaio del 2020, e lo “scappellotto“ dall’insegnante all’alunno fece molto discutere.

Tutto sarebbe accaduto durante l’ora di cucina. L’allievo si sarebbe stiracchiato, alzando le braccia e inarcando la schiena, e il prof avrebbe reagito con quella sberla. Muti i ragazzi in classe, choc per lo studente: a scuola arrivò un’ambulanza, la mattinata finì a Santa Maria Nuova, da cui il giovane, 14 anni e mezzo, venne dimesso con tre giorni di prognosi. I genitori, avvertiti dalla scuola, s’imbufalirono, facendo uscire quanto accaduto dall’aula di lezione.

"Siamo scossi – dichiarò la madre del ragazzo –. Quando mio figlio ci ha chiamato, agitatissimo, non ci abbiamo visto più. Com’è possibile che a scuola succedano certe cose? Oltretutto, quest’insegnante ha anche cercato di minimizzare, in un primo tempo, l’accaduto di fronte ai carabinieri. Poi, ha dovuto ammettere che lo schiaffo c’è stato. E anche bello sonoro".

L’insegnante si è difeso sostenendo che quel colpo “con la mano semichiusa“, all’altezza dell’orecchio, giunse dopo diversi richiami.

La sentenza del tribunale (fra 60 giorni le motivazioni) certifica che quella sberla ci fu. Non gravissima (da qui il ridimensionamento da lesioni a percosse) e neanche degna della più grave contestazione di abuso dei mezzi di correzione, accusa caduta con soddisfazione del difensore del professore, l’avvocato Marco Rocchi.