Firenze, 29 luglio 2016 - Dopo 22 mesi di attesa l'incubo è finito per Tiziano Renzi, papà del premier Matteo. Si è chiusa con l'archiviazione l'inchiesta della procura di Genova che lo vedeva indagato per bancarotta fraudolenta per il crac della Chil post, la società di distribuzione e marketing fallita nel 2013, tre anni dopo il passaggio di proprietà da Tiziano Renzi a Antonello Gambelli e Mariano Massone (entrambi a processo per la vicenda). Per due volte il sostituto procuratore Marco Airoldi, che ha coordinato l'inchiesta della guardia di finanza, aveva chiesto l'archiviazione. La prima volta, però, il gip Roberta Bossi aveva spedito al mittente la richiesta disponendo altre indagini. Il magistrato aveva scavato, approfondito, controllato tutte le carte e si era nuovamente convinto dell'innocenza del padre del premier. E questa volta anche il gip si è convinta: dalle indagini, scrive il giudice nelle 20 pagine di motivazione, non è emersa alcuna responsabilità di Tiziano Renzi nel fallimento della società. Alla prima richiesta di archiviazione si era opposto il proprietario dei locali affittati a suo tempo alla Chil che vanta un credito di cinque mila euro. «Dopo 22 anni di incubo kafkiano - ha detto Renzi senior - ho finalmente ricevuto l'archiviazione. Sono felice per i miei amici e soprattutto per i miei nipoti che non hanno mai dubitato per il loro nonno». E promette battaglia. «Ho sofferto molto in questi due anni. Ma credo talmente tanto nella giustizia che passerò i prossimi anni nelle aule di tribunale per chiedere il risarcimento dei danni per il fango che mi è stato gettato addosso per il cognome che porto».
La Chil post era stata dichiarata fallita il 7 febbraio 2013, tre anni dopo la vendita da parte di Renzi. Il papà del premier, difeso dagli avvocati Luca Mirco e Federico Bagattini, era stato accusato di bancarotta fraudolenta per 1,3 milioni di euro. Il curatore fallimentare aveva ravvisato alcuni passaggi sospetti nella cessione di rami d'azienda 'sanì alla Eventi Sei, società intestata alla moglie di Tiziano Renzi, Laura Bovoli, per poco più di 3000 euro, cifra non ritenuta congrua. Prima della cessione della società, Matteo Renzi, insieme alle sorelle, ne era stato amministratore e dal 1999 al 2004 era stato anche dipendente della Chil spa. Quando l'attuale capo del governo venne eletto presidente della provincia di Firenze (2004), aveva avuto il 'distaccò dall'azienda dopo averne ceduto il 40% delle quote e continuò a percepire i contributi lavorativi per nove anni. Poco prima della cessione della Chil post, Tnt, uno dei principali clienti per Chil post, aveva ridotto la collaborazione con l'azienda di Renzi e successivamente l'aveva implementata con la Eventi Sei. Dalle nuove indagini non è emerso che questo abbia comportato un depauperamento della Chil e così il pm ha chiesto ancora l'archiviazione, questa volta accolta dal giudice