di Titti Giuliani Foti
Per quattro domeniche di febbraio, Daniela Morozzi, Anna Meacci e Chiara Riondino, saranno protagoniste di una protesta artistica davanti ad alcuni teatri chiusi di Firenze. "Inizieremo il 7 febbraio avanti al Puccini per continuare il 14 febbraio davanti al Cestello; il 21 febbraio saramo davanti al Niccolini per chiudere il 28 febbraio a Rifredi –spiega il progetto Daniela Morozzi –. Ogni evento durerà un’ora e mezzo con inizio previsto alle 11". Una protesta più che civile: "La nostra consisterà nella lettura di quattro episodi de “Le Ragazze di San Frediano“ di Vasco Pratolini, un testo che ha toccato l’anima della nostra città. Vogliamo con questo manifestare contrarietà rispetto al silenzio incomprensibile e alla mancata apertura di tutti i presidi culturali: teatri, cinema, circoli", dice ancora l’attrice a nome di tutte. Perchè "Una società che apre le vie dello shopping e chiude i teatri è semplicemente una società disumana". "Questa scelta irresponsabile – sostengono le attrici – non tiene conto dell’urgenza di affrontare la tenuta psichica del Paese fatta di socialità, di circolazione di idee e di riflessione creativa. Crediamo che accanto ad un piano Marshall dell’economia debba essere attivato un piano Marshall della coscienza civile. Il fare artistico è sempre più necessario per disegnare spazi dove immaginare un “cambiamento”. Ma il cambiamento, di cui tanto si parla e a tutti i livelli, per sua definizione è un’azione creativa dove il sapere, la competenza e la fantasia sono il motore".
Dunque se mai ci sia stato un tempo in cui il mondo ha avuto bisogno dell’arte tutta, è ora. Le idee di artisti e intellettuali, le visioni, le indagini, le prospettive, le intuizioni, il dissenso di pensatrici e pensatori liberi e anche la loro forza narrativa per raccontare e tentare una lettura del presente, sono indispensabili per la ricostruzione di una società sempre più frammentata e depressa. Durante gli eventi, nel rispetto delle normative anti Covid, ci saranno anche ospiti. "La nostra risposta contro l’indifferenza che avvolge il mondo della cultura – dicono Morozzi, Meacci e Riondino – è ripartire con un’azione concreta che rimetta l’umano al centro della discussione". Da esserci.