CARLO CASINI
Cronaca

Tragedia familiare a Firenze: monossido di carbonio stermina la famiglia Racheli

Una fuga di monossido di carbonio uccide quasi tutta la famiglia Racheli a Firenze. La comunità è sconvolta dal dolore.

I medici hanno stabilizzato la piccola sul posto. Poi la corsa all’ospedale Meyer dove è ricoverata in gravissime condizioni

I medici hanno stabilizzato la piccola sul posto. Poi la corsa all’ospedale Meyer dove è ricoverata in gravissime condizioni

L’orrore ha il suo canovaccio e lo rimette in scena sempre in maniera assurda, come se lo strazio della morte di un figlio non fosse già sufficiente a far sprofondare nel dolore una mamma. E’ stata la madre del piccolo Elio, 11 anni appena, l’ex moglie di Matteo Racheli, a dare l’allarme ieri, secondo quanto si apprende dai vigili del fuoco. Non aveva notizie del figlio che viveva nella villa di Firenze insieme al papà, alla nuova compagna di lui e alla loro figlia di sei anni. Nessuno rispondeva e così si è decisa a comporre il numero di emergenza 118. Quel silenzio, dalla sera prima era inusuale.

Sono stati gli operatori del 118 ad allertare poi i vigili del fuoco che sono entrati nella casa. E poi, la donna, ha atteso l’unica notizia che non avrebbe mai voluto sentire: Elio era sul divano senza vita, accanto al babbo e alla sorellina. L’unica sopravvissuta ma in gravissime condizioni.

E il suv nero che si è infilato veloce nel cancello della villa al numero 33 di via San Felice a Ema sembra fosse proprio quello della mamma, arrivata da fuori città. Il comune aveva già attivato il sostegno psicologico.

E mentre nella villa immersa nel verde si consuma lo strazio, l’intera comunità del Galluzzo, sulle colline a sud della città, è sconvolta dal dolore.

Un nemico invisibile, il monossido di carbonio, ha sterminato quasi l’intera famiglia Racheli. Il babbo, Matteo Racheli, 49 anni, di origine trentina, e la mamma, Margarida Alcione, brasiliana, 46 anni, sono morti probabilmente mentre dormivano. E anche il fratellone Elio – figlio solo di Matteo da una precedente relazione –, di undici anni. Una famiglia benestante, che non si faceva mancare i lussi, ma non per questo snobbava la vita di paese, anzi: "Erano imprenditori immobiliari. Avevano varie case, diverse in centro, alcune le affittavano, altre sono b&b – spiegano giù nel borgo – Una bella casa, automobili supersportive. Però rimaneva una famiglia alla mano, sempre gentili e sorridenti".

Sotto il cielo plumbeo i bagliori di un tramonto fioco si confondono con i lampeggianti della polizia municipale che chiude al traffico la via. Per andare verso Firenze bisogna fare il giro da via Senese e si forma una lunga coda dalla piazza fino alla rotonda, ma è il minore dei problemi in paese. Elio, Matteo, Margherita – come tutti la chiamavano qui – non ci sono più. E la piccola è rimasta sola, senza nessuno. Davanti al circolo dell’Unione Lavoratori di San Felice a Ema, i radi goccioloni di pioggia si mischiano alle lacrime. Ora la priorità è trovare qualcuno che possa stare con la piccola, un parente, che possa esserci al suo risveglio, per il quale tutti pregano. "Ancora non realizziamo, è una tragedia – dicono i volontari del circolo con voce strozzata –. Ora bisogna pensare alla bambina che è rimasta sola all’ ospedale senza nessuno della propria famiglia. Non conosciamo nessuno perché non erano originari di San Felice". "Stiamo cercando di chiamare una cara amica di Matteo, unico contatto suo che abbiamo in Trentino, gestiva una casa a Pinzolo, suo paese di origine, che anche noi ragazzi di San Felice avevamo preso per una vacanza – spiega Lorenzo –. Forse lei conosce i parenti, per trovare qualcuno che pensi alla piccina. Sul ramo dei parenti brasiliani, invece, non conosciamo nessuno".

Una coppia affiatata seppur con caratteri diversi Matteo e Margherita: "Lui si vedeva poco, ogni tanto passava, ma faceva vita più ritirata – dicono i volontari e i compaesani al circolo – Margherita invece passava di qui quasi ogni giorno con la bambina e con quel suo modo di fare brasiliano, riempiva il circolo di gioia, di risate, era sempre allegra e scherzava con tutti, cantava, quando arrivava, era sempre una festa. L’abbiamo vista saranno due giorni, eravamo a ridere insieme e adesso non c’è più", singhiozzano. Una piccola notizia si diffonde ad alleviare un briciolo il dolore estremo: sono sopravvissuti il gatto e il cane. "Bisognerà che qualcuno in paese li adotti, c’è da pensare anche a loro".