REDAZIONE FIRENZE

Tragedia sul lavoro a Calenzano: esplosione al deposito Eni causa morti e dispersi

Esplosione al deposito Eni di Calenzano: due morti, tre dispersi e nove feriti. Indagini in corso sulle cause dell'incidente.

Esplosione al deposito Eni di Calenzano: due morti, tre dispersi e nove feriti. Indagini in corso sulle cause dell'incidente.

Esplosione al deposito Eni di Calenzano: due morti, tre dispersi e nove feriti. Indagini in corso sulle cause dell'incidente.

Un sibilo quasi impercettibile. L’aria che si fa bollente in una frazione di secondo. Poi le fiamme. Una palla di fuoco (fireball) si materializza dal nulla. E come se avesse vita propria divora, dilania e distrugge tutto ciò che trova sulla sua strada. Una nuova tragedia sul lavoro si è consumata in provincia, questa volta a Calenzano, nel deposito Eni di via Erbosa, un ingrosso di carburanti che rifornisce i distributori di benzina di una grossa fetta del centro Italia. A dieci mesi dal crollo di via Mariti, che costò la vita a cinque operai, la popolazione fiorentina si ritrova faccia a faccia con il dolore. A perdere la vita, questa volta, sono due autisti travolti dall’incendio mentre stavano caricando le autocisterne. Altri tre sono dispersi, e le probabilità di ritrovarli in vita si affievoliscono di ora in ora. Nove invece i feriti, con due in condizioni gravissime.

LA DINAMICA

Cosa è andato storto? Ancora presto per dirlo. Secondo le prime ricostruzioni dell’Arpat, una nube di vapore originata dal carburante che si sarebbe sviluppata dalla palazzina dove era in corso un rifornimento, si sarebbe spostata e sarebbe esplosa, quindi avrebbe causato l’incendio. Ma sono dinamiche tutte da verificare. Saranno i vigili del fuoco, al lavoro sul luogo del disastro dalle 10 e mezzo di ieri mattina, a far luce sulle cause dell’incendio. Il ’detonatore’, incriminato di aver dato vita allo scoppio, sembrerebbe essere una scintilla. Provocata da cosa? Anche questo resta un mistero, forse da una manovra sbagliata o una disattenzione. Ciò che invece è certo, è la disposizione in fila indiana delle autocisterne, in attesa per fare rifornimento. Lo scoppio, tale la violenza, avrebbe carbonizzato il primo mezzo per poi ’contagiare’ gli altri alle spalle. In mille pezzi la pensilina, travolta da un’onda d’urto di inaudita potenza. Lo scoppio ha generato una forte onda acustica, comparsa sugli strumenti alle 10 e venti, accompagnata da una vibrazione sismica comparabile a un piccolo terremoto con magnitudo locale intorno ad 1.5 sulla scala Richter.

LE VITTIME

Vincenzo Martinelli, 51 anni, viveva in centro a Prato, a pochi chilometri di distanza dallo stabilimento dove è avvenuta l’esplosione. È la prima delle due vittime accertate. Due figlie, separato, nato a Napoli, Martinelli era a Prato dal ’98. Di lui è stata rinvenuta la carta d’identità sull’asfalto rovente dello stabilimento. Il suo corpo, come quello della seconda vittima individuata, è stata carbonizzato dalle fiamme, e nelle prossime ore è attesa la risposta degli esami del Dna (disposto più per motivi d’indagine). Poco rimane anche delle cabine delle autocisterne: l’esplosione e il fuoco hanno divorato le lamiere, il volante, i sedili e tutto ciò che ha trovato sulla sua strada. Oltre a Vincenzo, nella lista dei lavoratori che mancano all’appello ci sono Davide Baronti, originario della provincia di Novara di 49 anni, Gerardo Pepe, nato in Germania ma dalle origini italiane di 45 anni e infine Fabio Cirelli, originario di Matera di 45 anni. La seconda vittima accertata dovrebbe invece essere il camionista Carmelo Corso, 57 anni originario di Catania ma residente a Prato.

MOMENTI DI TERRORE

Dopo il boato, su Calenzano si è alzata una nube nerissima. Sul posto guardia di finanza e le altre forze di polizia. Sugli smartphone di chi si trovava entro i cinque chilometri dall’esplosione è arrivato l’alert della Protezione civile: mantenersi a distanza e chiudere le finestre. Arpat, in serata, ha tranquillizzato sulla qualità dell’aria ma anche questi dati saranno trasmessi alla Procura di Prato. La zona è andata in tilt: chiuso il casello A1, interrotta la circolazione dei treni, traffico paralizzato per le strade chiuse. La situazione è rientrata nella normalità ore dopo. Ma la Piana si lecca le ferite: decine di capannoni, negozi, il centro commerciale ’I Gigli’ hanno visto esplodere le finestre, scardinarsi le porte, cadere i controsoffitti. Mentre in via Erbosa il fuoco si è divorato tutto.