
Tram delle polemiche Quando Firenze sognava il metrò sotto il centro storico
di Emanuele Baldi
"Nelle strade della città non c’è lo spazio sufficiente per farci passare una coppia di binari: l’unica arteria dove sarebbe fisicamente possibile trovare i 12 metri di larghezza necessari ai binari e alle pensiline per i passeggeri è quella dei viali di circonvallazione, Ma è davvero vantaggioso ridurre a metà la portata dei viali per farci passare un tram?". Firenze, cronaca de La Nazione, venerdì 19 settembre 1986, articolo a firma del nostro indimenticato Paolo De Anna. Nella primavera di quell’anno dal reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, nell’allora Unione Sovietica, uscì una nuvola radioattiva che fece scricchiolare le ginocchia al mondo. Il 22 giugno la Mano de Dios di Maradona gonfiando la rete degli inglesi aveva consegnato all’epica della memoria collettiva l’ingiustizia più ‘giusta’ della storia sportiva. Sempre quell’anno Kim Basinger fece impazzire Mickey Rourke per nove settimane e mezzo. Piccoli incisi per far capire che dal pezzo firmato in quell’ultimo scampolo d’estate di tempo ne è passato una valanga. Eppure siamo ancora qua - “eh già”, puntualizzerebbe Vasco Rossi - a dividerci chirurgicamente tra Guelfi e Ghibellini sulla tramvia in città. Niente di nuovo, si dirà. Beh, non è proprio così. Perché il titolo di quell’articolo che a settembre compirà 37 anni ci riscaraventa in un nanosecondo all’attualità. “Avremò il metrò sotto il centro storico” lessero i lettori aprendo il quotidiano. Suggestione? Proprio no. Nuda cronaca piuttosto. Leggiamo l’ attacco: "I piani della ‘metropolitana leggera’ sono stati consegnati all’amministrazione di Palazzo Vecchio dai progettisti di Torino e di Bologna ai quali era stato affidato dal Consiglio comunale (sindaco Massimo Bogianckino del Psi). Non sarà una tramvia in sede propria nè una metropolitana di superficie, come finora era stata chiamata, ma un vero e proprio metrò che correrà per il 90 per cento sotto terra e attraverserà il centro storico". Il costo? Si parlava di 1.200 miliardi delle vecchie lire.
Torniamo a oggi con la macchina del tempo. E’ di qualche giorno fa la proposta del governatore Eugenio Giani - respinto con perdite da un seccato sindaco Nardella ("Abbiamo altre priorità") che già nelle scorse settimane aveva silurato l’assessore Cecilia Del Re colpevole di aver rilanciato l’ipotesi del passaggio al Duomo dei binari. Il vespaio che l’idea di Giani ha sollevato è cronaca di questi giorni. Viene da chiedersi allora quando mai Firenze abbia avuto un’idea chiara e ben definita del suo futuro sistema di trasporto pubblico. Al tempo, leggiamo ancora dall’articolo di De Anna, passare per strada sembrava folle tanto quanto a qualcuno oggi sembrerebbe farlo nelle viscere della città. Ecco il ‘catenaccio’ dell’articolo: "Scartata l’ipotesi di far correre i tram in superificie perché creerebbe altri problemi alla circolazione delle auto. I fasci dei binari, nel sottosuolo, correranno da Scandicci a Coverciano e da Bagno a Ripoli a Castello". I binari della storia, come abbiamo visto, hanno imboccato tutt’altra direzione. Indietro non si torna, ci mancherebbe, e non siamo qui a scrivere certo per suggerire un’idea oppure un’altra. Solo per chiederci, con paziente sorriso rassegnato sul viso, quando mai noialtri fiorentini saremo d’accordo su qualcosa.