Firenze, 24 gennaio 2020 - Tra il viale Belfiore e i l viale Fratelli Rosselli, all’altezza di via Benedetto Marcello, i lavori della linea 2 e 3 della tramvia non sarebbero stati eseguiti come disposto dall’appalto di Palazzo Vecchio. Le ditte esecutrici avrebbero inoltre abbattuto i tigli, in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico, dopo averli danneggiati con le ruspe. E gli alberi che sono stati sostituiti, non sarebbero pregiati come quelli "uccisi" nel corso dei lavori.
C’è un’inchiesta sul cantiere della tramvia. E’ covata in silenzio per mesi e oggi è giunta alla conclusione: il pubblico ministero Gianni Tei contesta a nove indagati la frode in pubbliche forniture e la violazione dei regolamenti paesaggistici in zone vincolate, com’è appunto quella dei viali. Il Comune di Firenze e la Soprintendenza ai Beni paesaggistici sono le persone offese.
Nel mirino della procura è finito il contratto 60525 relativo alla realizzazione delle due linee tramviarie inaugurate nel febbraio dell’anno scorso. Nell’area denominata cantiere C4.2, relativo alla "sistemazione urbanistica di Porta a Prato, relativa all’incrocio Belfiore/Rosselli", c’erano otto tigli. Per il pubblico ministero, nel corso dei lavori alcuni muri, necessari per la realizzazione delle vasche, hanno danneggiato le radici delle piante in questione. Questi muri, poi, sono sorti troppo vicini ai tronchi. Il risultato è stato l’abbattimento dei tigli: non erano più sicuri. Stessi problemi poco lontano, nel cantiere C1: anche in via Benedetto Marcello c’era un tiglio, le cui radici sono state intaccate dal cordone dello spartitraffico realizzato in quel punto. E pure il cedro di viale Belfiore, a causa di un’operazione di sopraelevamento, è andato. Eppure, in questo angolo di Firenze, sottolinea ancora la magistratura, la tutela dovrebbe essere particolare, anche quando in ballo c’è la realizzazione di un’opera fondamentale come la tramvia. Il crocicchio Belfiore/Rosselli/Marcello, annota ancora il pm, ricade infatti in una zona di "notevole interesse pubblico" riconosciuta dal decreto ministeriale del 25 maggio del 1955. A ribadire la particolare tutela anche l’autorizzazione paesaggistica numero 1500 del primo settembre 2015.
Il rimedio agli abbattimenti, contestato anch’esso dal pm Gianni Tei, è stato la reimpiantazione di dieci alberi di "bassa qualità, inidonei allo scopo e non come da progetto di ripristino". Più in generale, quella porzione di tramvia sarebbe stata realizzata "in modo del tutto difforme da quella appaltata". I lavori consegnati anche in ritardo. Da qui l’ipotesi di frode in pubbliche forniture che investe le imprese. In quel punto, hanno lavorato la Calenzano Asfalti e la Leopoldo Rosi spa, subappaltanti della Trafiter. Tra gli indagati ci sono anche il direttore dei lavori, l’ingegnere messinese Santi Caminiti, e i suoi più stretti collaboratori. © RIPRODUZIONE RISERVATA