Firenze, 18 gennaio 2022 - C'era un solo donatore al mondo che potesse salvare la vita di un ragazzo malato di leucemia e ricoverato in un ospedale del Nord Italia in attesa di trapianto: le cellule salvavita erano in Cile. A cose normali gli "angeli" del Nucleo operativo di protezione civile di Firenze non si sarebbero scomposti, ma in tempo di Covid sapevano bene che non sarebbe stata una missione semplice. In effetti la burocrazia, l'assurda e cieca burocrazia, ha rischiato di far saltare il viaggio e di mettere a rischio la vita del paziente.
E' successo in questi giorni: il Nopc ha una rete mondiale di volontari addestrati a viaggiare in rapidutà per prelevare le cellule e consegnarle al centro trapianti rispettando le poche ore a disposizione perché il materiale biologico sia utilizzabile. Stavolta l'incarico era stato affidato a "uno tosto" (ma in realtà tutti i volontari del Nopc lo sono), Claudio Ernesto Vercellotti, generale degli Alpini in congedo. Dalla cabina di regia di Firenze Massimo e Patrizia Pieraccini hanno predisposto tutto il corposo dossier di documenti per permettere il viaggio, con mille contatti e telefonate con le autorità cilene. Sembrava tutto a posto ma quando il volontario è arrivato a San Paolo del Brasile c'è stato il primo intoppo: la coincidenza per Santiago per era saltata. Il problema è stato superato, c'era la possibilità di partire la mattina seguente e 12 ore di ritardo non sono uno scherzo ma si può fare. Solo che il personale della compagnia aerea è irremovibile: a loro la documentazione - considerata idonea da tutti meno che dall'addetta ai controlli - non va bene. Telefonate febbrili, ottusità, ostacoli di ogni tipo: alla fine da Firenze l'ennesimo miracolo, come sempre in più di 25 anni senza mai saltare una missione, oltre le diecimile portate a termine. In qualche ora viene trovato un volo con un'altra compagnia aerea (Sky Air) e il volontario riesce ad arrivare in Cile: loro hanno agevolato senza problemi il viaggio. Missione compiuta, ma che fatica...
"Anche questa volta ce l'abbiamo fatta - dice Massimo Pieraccini - ma sono serviti tutto l'impegno e tutta la dedizione della nostra squadra il soprattutto va fatto un elogio al nostro volontario Claudio Ernesto Vercellotti per come ha saputo gestire quei momenti difficili al momento dell'imbarco in Brasile, dobbiamo sempre tenere conto che, anche se il nostro scopo è salvare la vita, qualcuno particolarmente ottuso, e vi assicuro che ce ne sono più di quelli che possiamo immaginare, può non capirlo e quindi ci vuole un grande equilibrio nell'interfacciarsi con queste persone senza perdere la calma".
Una possibile soluzione potrebbe essere quella di un lasciapassare "che sia universalmente riconosciuto - spiega il presidente del Nopc - e che ci permetta di non essere fermati, non vogliamo assolutamente sottrarci a nessun controllo e del resto i nostri volontari sono tutti vaccinati fanno i test prima di partire anche quando non specificamente richiesti, però una volta partiti, previa autorizzazione, come in questo caso, non possiamo essere alla mercé di chiunque interpreti le norme con la propria creatività. Questo trapianto ha rischiato fortemente di saltare, non vorremmo mai raccontare questo fallimento, per questo chiediamo a gran voce a tutte le autorità di trovare un meccanismo che ci permetta un transito senza stop. Un passaporto diplomatico? Forse potrebbe essere difficile per tutte le norme che regolano questo documento però credo che le autorità europee potrebbero inventare una specie di tessera che certifichi lo stato di Save Life e che potrebbe essere riconosciuto a livello mondiale".