Firenze, 16 gennaio 2025 – “Le soluzioni sono due. Anzi, in realtà è una sola ma va divisa in due ed eseguita in rapida sequenza: prima ti fai il segno della croce, poi corri”. Il sottopasso tetro e maleodorante della stazione di Rifredi spaventa anche il ragazzotto robusto con lo zaino in spalla e l’aria spensierata. Ma attraversare quel sottopasso sì, in effetti lo impensierisce e non poco. Un brivido corre lungo la schiena anche se è pieno giorno. Vale lo stesso per i sottopassi delle fermate di Castello e Rovezzano, lembi dimenticati di periferia, dove prendere un treno può diventare fonte di grande preoccupazione.
Castello
Ore 11 di martedì mattina. Meno male che esistono i biglietti elettronici, se no eravamo fregati. Al binario 7 e 8 il display dell’apparecchio che convalida i ticket recita, lapidario: “Obliteratrice fuori servizio”. Ce ne facciamo una ragione e imbocchiamo le scale, dritti verso i binari 4 e 5. Ma anche il secondo tentativo va a vuoto. Nemmeno il tempo di tirare fuori il biglietto dalla tasca che l’obliteratrice ci accoglie e ci liquida con un messaggio di errore: “Ostruzione”. Niente da fare. Non resta che il binario 3, nuova doppia rampa di scale con il fiatone per poi restare di sasso. Stavolta nessun messaggio di errore. Peggio: display nero. Ci arrendiamo.
Timbrare il biglietto qui è un’impresa titanica. Non resta che acquistare il ticket con lo smartphone. In questo contesto gli incivili sembrano accanirsi in maniera spietata. Lo si evince dall’idrante antincendio, srotolato e penzoloni.
Punti a favore da evidenziare? Su entrambe le rampe d’accesso è stato sparso del sale, quanto meno il rischio di scivolare per il ghiaccio è scongiurato. Comodo anche l’ampio parcheggio gratuito. Ma sala d’attesa al riparo dal freddo e un bagno sono una chimera. Per la verità anche i pendolari. In una mezz’ora abbondante sfrecciano almeno cinque treni ad alta velocità, mentre un solo convoglio regionale si ferma al binario. Per raccogliere il commento di un viaggiatore allora tocca accontentarsi di una delle recensioni lasciate su Google: “Ho avuto un’esperienza piuttosto deludente. La struttura sembra essere trascurata, con evidenti segni di usura e manutenzione insufficiente. L’accessibilità è un altro punto dolente: non ho trovato ascensori funzionanti né rampe adeguate per chi ha difficoltà motorie. Questo rende davvero complicato l’accesso ai binari per chi ha esigenze particolari”. Risale a sette mesi fa ma sembra molto attuale. “Per le fermate in ambito urbano e non stazioni, come avviene per tutti gli altri servizi del trasporto pubblico locale, non sono previste sale di attesa e servizi igienici”, spiega Rfi. Intanto, sul lato di via Fanfani, il carrello abbandonato depositario di cartacce e rifiuti rende il quadro complessivo ancora più pittoresco.
Rifredi
Davide Tammaro ed Edoardo Parentini arrivano da Prato e per descrivere la stazione di Rifredi scelgono un aggettivo ben preciso: “Cupa, è una stazione cupa. Anche noi abbiamo timore ad attraversare il sottopassaggio, non ci sentiamo sicuri nemmeno ora che è giorno, figuriamoci la notte. La soluzione? Prima di attraversarlo conviene prima farsi il segno della croce e poi correre. Però c’è anche di peggio. Un esempio? La stazione di Porta al Serraglio a Prato”.
A conoscere bene lo scalo di Rifredi sono i dipendenti del bar che si trova proprio accanto ai binari. Un locale che è crocevia di pendolari e tocca con mano i disagi quotidiani dei viaggiatori: “Si nota un po’ di abbandono, specialmente da quando ha chiuso l’edicola ai tempi del covid – osservano Riccardo ed Elisa da dietro il bancone –. Non esiste una sala di attesa, non c’è una minima assistenza a cui rivolgersi. E anche sul fronte della sicurezza la situazione non è delle migliori. Nel sottopasso ci sono spesso bivacchi, per una ragazza è un pensiero girare qui da sola la mattina presto o la sera”. Basta imboccare il sottopassaggio per rendersi conto che non sono fantasie. In un pertugio proprio sotto ai tabelloni – nessun ritardo previsto, anche questa è una notizia da mettere in risalto – è stato ricavato un giaciglio con dei cartoni di fortuna accompagnati da scarpe da ginnastica, degli stivaletti da donna, cartacce e un paio di guanti. Il fatto che poco dopo sia stato tutto ripulito da un addetto incaricato è un sintomo di attenzione che merita di essere sottolineato. Però basta girare l’angolo per trovare un altro bivacco: una persona inginocchiata rovista in un borsone, accanto una coperta e pure un gratta e vinci. Con lui un cane legato alla maniglia di una porticina di servizio. Usciti dal sottopasso non resta altro che un grande senso di tristezza. “A Rifredi ci sono senza fissa dimora che si installano nel sottopassaggio che, essendo a disposizione della cittadinanza per passare da una parte all’altra della ferrovia non è un locale chiudibile – ammette Rfi – Fs Security partecipa a degli incontri periodici con i servizi sociali del Comune di Firenze più che altro incentrati sulle criticità di Firenze Smn. Nell’ambito dell’attività di interazione con soggetti disagiati, pur essendo a conoscenza del progetto Emergenza Freddo del Comune, si dichiarano non interessati a essere inseriti nel circuito di ospitalità”.
Statuto
Da una stazione dormitorio all’altra. Sembra la convention dei graffiti, invece è lo scalo dello Statuto. Ogni parete è tappezzata da scritte o sigle più o meno indecifrabili. Graffiti, ma anche fondi sfitti a rendere ancora più tetro l’ambiente, con tanto di vetrina scheggiata e sull’orlo di frantumarsi in mille pezzi. Un potenziale pericolo. Tra le attività irriducibili il negozio ’Estetica donna più’: “A fine giornata dobbiamo organizzarci per uscire tutte insieme, in gruppi di tre o quattro. Altrimenti abbiamo paura – racconta la titolare, Carla Di Dato –. È drammatico, perché quando mi viene il dubbio di aver lasciato qualche macchinario acceso, non torno mai indietro a controllare per timore che mi possa accadere qualcosa di brutto. Un mesetto fa una cliente si prese un cazzotto proprio qui davanti e spesso ci capita di vedere spacciatori nascondere le dosi, una volta perfino sul fondo dei cestini per l’immondizia, coprendole poi con dei sacchetti”. Ma non solo. “La mattina capita di trovare siringhe per terra davanti al negozio – racconta una dipendente –. Piazza Muratori è peggiorata tanto da quando da qui passa la tramvia, in pochi ormai prendono il treno e la stazione sembra abbandonata a se stessa”. Poco fuori dal negozio una pendolare si affretta a salire sul treno e rimarca “l’assenza di tutto, bagni e sala d’attesa”. La sera? “Evito di prendere il treno, preferisco decisamente l’autobus”. Ma non è una stazione di fantasmi. Semmai di bivacchi. Il giorno successivo al nostro giro di ricognizione, a pochi passi dall’accesso che porta ai binari, spuntano tre giacigli, uno in sequenza all’altro: cartoni stesi a terra e corpi ricoperti da tele e sacconi. Dormono lì, con uno zaino sotto la testa, buste ed effetti personali sparpagliati a terra. È l’unico riparo contro un freddo aggressivo e pungente. Nulla da dire invece riguardo alle obliteratrici: tutte funzionanti e operative. Bene anche gli ascensori, comodi e moderni.
Rovezzano
Al sottopasso della fermata di Rovezzano forse va la palma del più spettrale in assoluto. Stretto e lungo, buio, martoriato da graffiti di ogni tipo. E ovviamente non immune dagli atti vandalici. Il biglietto da visita è l’asse da stiro sdraiato accanto al bidone dei rifiuti proprio all’ingresso dello scalo ferroviario. Lungo i binari saltano all’occhio un cestino divelto e impossibile da utilizzare ma anche un apparecchio per timbrare i biglietti a cui è stato sradicato il display. E quasi viene da rimpiangere le obliteratrici della fermata Castello. A un certo punto la voce robotica dell’altoparlante avvisa i (pochi) passeggeri: “Treno in arrivo, allontanarsi dalla linea gialla”. Non serve a fermare il tizio che all’improvviso si getta in mezzo alle rotaie, scavalca quattro binari e poi recupera la bicicletta dal lato opposto rispetto a dove era partito. A giudicare dal guizzo non è la prima volta che mette a rischio la propria vita. E allora forse il senso si racchiude tutto qui: anche nelle fermate più desolate e periferiche Rfi controlla, vigila, interviene, ripulisce, ripara “è già in programma il ripristino o sostituzione degli elementi danneggiati”, assicurano da Rfi. Ma poi arriva sempre l’incivile o il vandalo di turno che va fuori binario rendendo vani tutti gli sforzi di chi, nonostante tutto, ha a cuore questi luoghi.